Entra all’ospedale per una “dispnea acuta con ipossiemia persistente da verosimile ingorgo bronchiale”, ricoverato in Medicina per una “polmonite ab ingestis” esce dopo due mesi “con piaghe e una magrezza scheletrica”. I parenti, disperati, scelgono di rivolgersi al Tribunale del malato. E il Policlinico si difende: “L’abbiamo curato con amore, facendo sempre il possibile”. Un 69enne cagliaritano sotto tutela è il “protagonista” della vicenda. Le sorelle e la cognata hanno inviato al Tribunale del malato anche alcune foto. In una si vede l’uomo “prima del ricovero”, nell’altra “dopo il ricovero”. Data del ricovero, 30 settembre. Data delle dimissioni, 1 dicembre. Dall’ospedale, però, replicano che “il paziente è stato accudito con grande amore e professionalità dal nostro personale. Il paziente è stato ricoverato nel reparto di Medicina per una polmonite ab ingestis, secondo episodio in pochi giorni, dovuto al suo atteggiamento oppositivo nei confronti del cibo e forse ai farmaci che assumeva per la sua patologia. Durante il soggiorno è stato fatto quanto possibile, nella consapevolezza delle sue gravissime condizioni”. Nelle carte mediche si legge che “l’uomo viene ricoverato a Monserrato dopo la telefonata della guardia medica, del paese dell’hinterland cagliaritano nel quale vive, al 118, con una “diagnosi di polmonite basale destra e disidratazione”. E all’arrivo al pronto soccorso, stando alle carte ufficiali, è arrivato “in condizioni critiche”. Durante il ricovero, il tre novembre, gli viene “posizionata la Peg”. Quattro giorni dopo, sempre stando ai fogli ufficiali, “si è accidentalmente dislocata” per “agitazione psicomotoria del paziente”, che è stato sottoposto a “un intervento chirurgico”. Quattro giorni fa, le dimissioni. I suoi parenti, appena l’hanno visto deciso di rivolgersi al Tribunale del malato “per rendere pubblico il grave caso”.
LA LETTERA – “Tanta tristezza per quanto accaduto a nostro fratello, affetto da patologie neurologiche che lo rendono bisognoso di pazienza e amore da parte di chi si prende cura di lui. Ricoverato al Policlinico di Monserrato per una sospetta polmonite ab ingestis il 30/09/2020 e dimesso il 1/12/2020, è stato in seguito sottoposto all’intervento di posizionamento PEG ( una tecnica che consente la nutrizione enterale attraverso una sonda esterna collegata direttamente allo stomaco). Due giorni dopo, però, si è reso necessario un intervento chirurgico con carattere d’urgenza poiché la sua irrequietezza motoria, nota anche al personale ospedaliero, lo ha portato a lacerarsi quando si è strappato la PEG”. Nelle righe spedite al Tribunale del malato, si legge anche “ancora oggi ci chiediamo come sia stato possibile che il paziente sia riuscito a farsi tale danno. A fine degenza ci è stato riconsegnato con una magrezza scheletrica fatta di pelle e ossa, con numerose piaghe da decubito fasciate da bende visibilmente poco igieniche e palesemente trascurata l’igiene personale. Comprendiamo le difficoltà che attualmente possono coesistere nelle strutture ospedaliere. Ma non riusciamo a comprendere il perché, visto il divieto d’ingresso ai familiari, non ci sia un adeguato numero di Oss per supportare un paziente allettato solo e fragile. E l’assenza di gesti compassionevoli che avrebbero evitato le sue piaghe profonde ci rattrista profondamente. Nostro fratello non ha mai potuto comunicare con la sua famiglia, a causa della sua patologia. Noi non sapevamo della sua tragica situazione in quanto durante il rassicurante resoconto telefonico quotidiano dei medici sul quadro clinico, non è mai emerso ciò che è stato palese dopo la dimissione e le sue disperate condizioni fisiche sono documentate anche da foto. Per noi un grido di dolore nel vedere le sue condizioni e la sua sofferenza. Dopo due mesi di degenza ci si aspetta che un paziente rientri a casa in condizioni migliori di quando è uscito. Ma così non è stato. All’indomani della dimissione, apprendiamo dal medico curante la necessità di un immediato ricovero in una Rsa per trattare la disidratazione e le numerose e profonde piaghe da decubito, non segnalate nel foglio di dimissioni. Ringraziamo i medici e il personale che, con professionalità e pazienza, si sono presi cura di lui. A chi invece è stato “vicino” a nostro fratello con totale assenza di compassione e dovere morale ed etico…auguriamo un ravvicinato confronto con il peggiore dei giudici: la propria coscienza”.
LA REPLICA DELL’OSPEDALE Dall’azienda ospedaliera spiegano che “i parenti volontariamente tacciono il reale nome della patologia che affligge il paziente, che noi, per il rispetto che ci caratterizza nei confronti dei cittadini, non riveliamo. Tra l’altro, strumentalizzare con alcune foto una situazione estremamente complessa e grave non depone a loro favore e dimostra lo scarso rispetto e la poca obiettività manifestata. Il paziente è stato accudito con grande amore e professionalità dal nostro personale. Attenzione che è stata dedicata anche ai parenti: i familiari sono stati autorizzati a fargli visita nonostante ci sia, come è noto, il divieto di ingresso nei reparti a causa del Covid. Il paziente è stato ricoverato nel reparto di Medicina per polmonite ab ingestis (secondo episodio in pochi giorni) dovuto al suo atteggiamento oppositivo nei confronti del cibo e forse ai farmaci che assumeva per la sua patologia. Visitato dagli psichiatri, si è deciso di ridurre i farmaci ma l’atteggiamento di rifiuto del cibo non si è risolto mentre è peggiorato enormemente lo stato di agitazione. In accordo con l’amministratrice di sostegno è stata posizionata una PEG per poterlo alimentare. Tre giorni dopo, in un momento di agitazione, il paziente si è strappato la PEG ed è stato necessario il trasferimento presso il reparto di chirurgia. Durante tutto il soggiorno è stato fatto quanto possibile, non solo dal punto di vista medico ed infermieristico, ma anche dal punto di vista umano, nella consapevolezza delle sue gravissime condizioni. Tutti i giorni il paziente è stato lavato dagli Oss e sottoposto alla medicazione delle piaghe da decubito secondo protocollo specifico. Era stato opportunamente posizionato il materasso antidecubito in considerazione dello stato di allettamento cronico del paziente. L’impossibilità alla nutrizione per bocca per un tempo prolungato, correlata allo stato di scompenso della malattia hanno condizionato lo stato nutrizionale del paziente e quindi anche la guarigione delle piaghe”.












