Una giornata trascorsa nel caos sanitario, tra peripezie e disagi, quella vissuta da Maria Bonaria Ecca, di San Sperate, 85 anni, e la figlia Barbara Moi: tutto è accaduto tre giorni fa al policlinico di Monserrato, pronto soccorso, dove è giunta l’anziana signora, diabetica, dopo la consulenza del medico di base: “Stava male, si sospettava anche un ictus”. L’ambulanza arriva subito, come immediata è la destinazione: al contrario, interminabile l’attesa prima di essere presa in carico dai medici di turno.
“Al policlinico è arrivata verso le 12,10, noi dieci minuti dopo. Abbiamo aspettato sino alle 17, mi è venuto il dubbio che non mi avessero chiamato perché, magari, il numero era sbagliato e abbiamo deciso di avvicinarci al pronto soccorso, perché eravamo nei pressi de bar, troppo caldo per aspettare fuori, rischiavamo di sentirci male anche noi. Ci dicono che dovevano visitarla, passano le ore e la risposta era sempre la stessa. Intanto tante ambulanze erano in attesa. Sono entrata dove c’era mia mamma, quasi a prepotenza, lei vomitava succhi gastrici e quando gli operatori hanno finito il turno, verso le 22, sono rimasta io. Ho chiesto una traversa, mamma aveva freddo, ma non c’era la disponibilità, come per il lenzuolo. Tre oss le hanno poi cambiato il panno perché non si reggeva in piedi, le hanno messo una traversa, e quindi ne avevano, ma ciò che mancava era il tempo per consegnarla. Mamma era ghiacciata, pallida, verso le 23 l’hanno chiamata per visitarla, io esco nuovamente fuori sino alle 2,30. Non ho saputo più niente, mi sono arrabbiata ho chiesto informazioni e mi hanno detto che forse sarebbe stata ricoverata.
Ho consegnato un cambio sono andata via alle 3. Sono stata chiamata verso le 5 e mi hanno detto che mamma aveva una infezione molto importante e dovevano approfondire per scoprire la causa”. Una situazione vissuta nell’ansia e nello sconforto, una lunga fila di anziani colti da malore che necessitavano di essere visitati e che hanno dovuto attendere tante ore, troppe, prima di essere chiamati.
“Sembrava una guerra, c’erano persone da prima delle 9 del mattino, sono andata via perché rischiavo di stare male anche io. Mai vista una cosa così, mamma ha trascorso tante ore nel corridoio prima di avere un posto. Una situazione imbarazzante, inoltre è vietato sostare nell’area di attesa per gli accompagnatori”. “Siamo in guerra ma senza armi”: ha definito così Moi la situazione che ha vissuto, la stessa di decine di pazienti che si sono susseguiti o che hanno preceduto assieme agli accompagnatori. “Eravamo coricati nei divanetti rischiando di diventare anche noi pazienti. Eravamo stremati, 15 ore al pronto soccorso”.
La signora Ecca ora sta già meglio, “è migliorata tanto, ha iniziato l’antibiotico, una trasfusione e a giorni la dimetteranno”.