Ci sono le email, spedite agli indirizzi ufficiali dell’Ats, e le telefonate all’Igiene pubblica, sette in pochi giorni. La richiesta-speranza è solo una: poter avere finalmente l’esito di un tampone “effettuato il 24 ottobre”. Protagonista, suo malgrado, è una dodicenne cagliaritana. Già nei giorni scorsi abbiamo raccontato la sua vicenda: la febbre il 9 ottobre, la telefonata alla pediatra e il tampone il 24. Il tempo continua a passare e, tra poche ore, la giovanissima avrà trascorso un mese “chiusa in casa”.
La madre, una 45enne, mostra le email spedite. Le ultime risalgono a cinque e quattro giorni fa: “Salve, vorrei sapere se c’è l’esito del tampone fatto il giorno 24/10/2020 in tarda mattinata, per cortesia, sono stanca in inviare email senza nessuna risposta”, e “quanto ancora devo aspettare per l’esito del tampone fatto il 24 ottobre a nome di mia figlia?”. Risposte? “Zero”, racconta la donna. “Ho avvisato la pediatra, mi ha detto di aver spedito un’email anche lei all’Igiene pubblica e di essere in attesa di una risposta”.
L’attesa sembra “infinita”, sicuramente è “snervante, massacrante. Mia figlia non sta frequentando la scuola e anche noi siamo rinchiusi in casa. La pediatra, gentilissima, mi ha detto che dobbiamo aspettare per forza. Mi ha consigliato di farle fare il test sierologico, ma ho avuto tante spese nell’ultimo periodo e, comunque non penso sia giusto che si debba pagare per un qualcosa che dovrebbe essere gratuito. Trovo che tutto ciò sia assurdo”.









