Dopo gli appelli social della madre, l’arte di Nicola Urru, con una scultura nella sabbia e un testo di denuncia a corredo delle foto sui social, per chiedere verità e giustizia per Marco Mameli, il 22enne ucciso alla festa di Carnevale di Barisardo il cui killer sembra introvabile ormai da settimane, a dispetto dell’ottimismo iniziale.
“Solchiamo vantando l’estrema civiltà, ma i delitti di oggi, sono atroci come quelli barbari del passato. Oggi per Marco non esiste ancora un colpevole? La cosa che fa più rabbia, e alimenta il perpetuarsi di queste tragedie, non sono il fatto che esistano ancora azioni violente o vittime. No! La cosa più grave è vedere che esistano ancora astanti spettatori. Quelli che vedono, sentono, sanno e non fanno nulla. Uno, cento, mille devoti, vincolati al sacro voto dell’omertà. Oggi non mi rivolgo all’assassino ma a chi può aver visto o sentito. A chi può rompere questo silenzio. Non c’è nulla da vergognarsi nell’aver taciuto sino ad ora. Il silenzio, quello subito, quello patito dalla paura, si può vincere. Quando il silenzio è vigliacco, allora dobbiamo ammettere il fallimento. Dopo settimane senza un nome, è giusto chiedersi se Marco merita tutto questo e se sia morto in una coltre di omertà? L’omertà è un brutto veleno, ma l’antidoto esiste. C’è ancora tempo per la verità, la dobbiamo a Marco”, scrive Urru sui social a corredo delle foto della scultura.












