Cagliari ha un aviatore particolare: si chiama Manuel Etzi e vive sospeso tra due passioni che, nella sua storia, si sono intrecciate fino a diventare inseparabili — il volo e la letteratura. Due passioni che lo accompagnano fin da bambino: il volo, trasmessogli dal padre, e la scrittura, coltivata tra poesie giovanili e quaderni pieni di appunti.
A diciott’anni, quasi per caso, gli capita tra le mani un piccolo libro destinato a cambiargli la vita: Il Piccolo Principe. Quella lettura apre un varco inatteso. Atzei scopre la biografia del suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, anch’egli aviatore, e in quella vita sospesa tra cieli, avventure e parole si riconosce profondamente. Da allora, Saint-Exupéry diventa per lui non solo una figura letteraria, ma un compagno di viaggio, un modello umano, un fratello maggiore d’inchiostro e di altitudine.
Con il passare del tempo — e mentre lui stesso diventa aviatore professionista e insegnante di teoria del volo — Manuel sente crescere una spinta nuova: condividere tutto questo con gli altri.
Così, da quasi vent’anni, entra nelle scuole con laboratori teatrali e narrativi dedicati al Piccolo Principe. Il libro diventa un pretesto prezioso: per parlare ai bambini del cielo, della meraviglia, della paura, della responsabilità, ma anche per raccontare la vita affascinante di Saint-Exupéry, uomo inquieto, coraggioso, fragile e visionario.
Negli anni, però, Manuel scopre qualcosa di inaspettato: ai suoi laboratori non arrivano solo bambini. Arrivano adulti, e non adulti qualunque. Psicologi, pedagoghi, insegnanti, educatori. Professionisti che si avvicinano ai suoi incontri inizialmente per curiosità e poi restano affascinati dal suo approccio.
Perché Manuel non si limita a spiegare il libro: lo attraversa, lo mette in scena, lo scompone e lo ricompone alla luce della vita dell’autore e della propria esperienza di aviatore. Offre nuove chiavi di lettura, nuovi strumenti per comprendere l’essenziale — quella parola così cara al Piccolo Principe — e molti partecipanti scoprono significati che non avevano mai colto.
La sua produzione teatrale ispirata al libro, andata in scena lo scorso febbraio e marzo, ha ottenuto un ottimo riscontro. E nuovi spettacoli sono già in preparazione.
Il motivo di tanto successo forse sta in una confessione che Manuel affida quasi con pudore: Il Piccolo Principe non è più solo un testo da studiare o un classico da proporre. È diventato parte del suo modo di vivere. Della sua sensibilità. Del suo modo di insegnare, di volare, di guardare gli altri. Un compagno che lo accompagna nella vita privata, nel lavoro, nell’aria e a terra.
E, in fondo, c’è qualcosa di profondamente poetico nell’incontrare un aviatore che parla di letteratura con tanta passione. Che studia non solo i manuali tecnici — “quelli sono di dovere”, dice — ma anche i romanzi d’aviazione, le narrazioni che raccontano il volo come avventura umana prima ancora che professionale.
Manuel Etzi vive in questa frontiera: tra cielo e pagina, tra cockpit e palcoscenico, tra Saint-Exupéry e i bambini che lo ascoltano incantati.
E forse il suo segreto è proprio questo: ricordare, ogni giorno, che si vola con le ali — ma anche con gli occhi, con il cuore e con le parole.












