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Nei costi della depurazione erano finite anche le acque piovane e quelle di dilavamento dei terreni circostanti: la Corte d’Appello di Cagliari ha accolto le richieste di Abbanoa e ridotto della metà quanto preteso dal Cacip per il trattamento nel depuratore del Consorzio industriale dei reflui provenienti dai Comuni di Elmas, Decimoputzu, Uta, Villaspeciosa, Sestu, Decimomannu e Assemini. Lo scorso ottobre in primo grado il Tribunale di Cagliari aveva condannato Abbanoa a pagare 3,5 milioni di euro. Ora la Corte d’Appello ha ridotto l’importo a un milione e 750mila euro.
Importi non dovuti. Il Gestore unico non si è mai opposto a voler pagare il Cacip, ma nella misura realmente dovuta. Nelle quantità stimate dal Consorzio industriale, invece, figuravano anche le acque piovane e quelle di dilavamento dei terreni. Tutto ciò nonostante il Testo unico sull’Ambiente (Decreto legislativo 152/2006) indichi esclusivamente che debbano essere riconosciuti soltanto i proventi dei canoni di depurazione riscossi dagli utenti. “La tariffa è riscossa dal gestore del servizio idrico integrato”, recita l’articolo 156: “Qualora il servizio idrico sia gestito separatamente, per effetto di particolari convenzioni e concessioni, la relativa tariffa è riscossa dal gestore del servizio di acquedotto, il quale provvede al successivo riparto tra i diversi gestori interessati”.
Il ricorso in Appello. In primo grado, il giudice non aveva assegnato a un consulente tecnico il compito di determinare quanto dovuto e si era basato esclusivamente sui dati forniti dal Cacip. Per questo motivo Abbanoa aveva fin dall’inizio ritenuto ingiusta e senza fondamento la sentenza e fatto immediatamente ricorso alla Corte di Appello.
Pretese ridotte della metà. I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta del Gestore unico, difeso dagli avvocati Giuseppe Macciotta e Stefania Lecca, di sospendere l’esecuzione della prima sentenza ritenendo le “contestazioni non del tutto infondate”, si legge nell’ordinanza della Corte d’Appello: “Non possono ritenersi parimenti infondate”, aggiungono i giudici di secondo grado, “le deduzioni dell’appellante in ordine al grave pregiudizio che subirebbe”. Per questi motivi la Corte d’Appello ha rivisto l’importo da corrispondere alla metà di quanto stabilità dalla sentenza di primo grado: da circa 3,5 milioni ad appena un milione e 750mila euro.
Sentenze favorevoli
L’ordinanza della Corte d’Appello di Cagliari segue altri pronunciamenti favorevoli da parte dei Tribunali di tutta l’Isola sui contenziosi con i Consorzi. Lo scorso gennaio, sempre la Corte d’Appello (sezione di Sassari) aveva drasticamente ridotto le pretese del Consorzio industriale provinciale di Sassari da 5,5 milioni di euro ad appena 400 mila euro sempre sui canoni di depurazione. La scorsa settimana il Consorzio industriale di Olbia Cipnes è stato, invece, condannato a pagare 339mila euro in favore di Abbanoa per il servizio idrico che il Gestore unico aveva garantito.