C’è ancora molto Piemonte nella storia della Sardegna. Perché, secondo le ultimissime indiscrezioni, per le regionali del 2024 Giorgia Meloni potrebbe cedere lo scettro della presidenza a Forza Italia in Sardegna per blindare il Piemonte, che andrà al voto un paio di mesi più tardi, assicurandolo a Fratelli d’Italia. In questo modo, la premier centrerebbe un altro obiettivo: cementare l’alleanza con gli azzurri, decisamente più fragile dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, provando a evitare una diaspora quasi inevitabile soprattutto verso tentazioni centriste. A quel punto, le ipotesi più concrete sul candidato in Sardegna sono due: Pietro Pittalis, da sempre in politica, ora in parlamento dopo una vita in consiglio regionale, e Settimo Nizzi, sindaco di Olbia, ex medico personale di Berlusconi in Sardegna.
L’ipotesi è concreta. Sullo scacchiere del peso politico nazionale, la Sardegna conta decisamente e infinitamente meno del Piemonte, più strategico sotto tutti i punti di vista, prima di tutto quello economico. E dunque, dovendo comunque condividere le scelte con gli alleati di coalizione e non potendo pretendere la presidenza di entrambe per ovvie ragioni di diplomazia politica, alla Meloni conviene rinunciare alla regione più debole, meno interessante e che meno conta negli equilibri nazionali. E considerando che la premier attraverso i suoi fedelissimi nell’isola non ha mai nascosto di non gradire la ricandidatura dell’uscente Solinas, quotato da Salvini ma a dire il vero senza particolari entusiasmi, il candidato presidente sarebbe in capo a Forza Italia, peraltro sempre piuttosto critica con il governatore sardista, in difficoltà ormai non solo con gli alleati ma anche e forse soprattutto all’interno del suo stesso partito, il Psd’az.
Se così fosse, il centrodestra avrebbe due ultime questioni da risolvere: sistemare Solinas in un qualche ruolo politico e ragionare sul futuro del sindaco di Cagliari Truzzu, da più parti indicato come possibile candidato alla presidenza della Regione, ma che potrebbe invece ricandidarsi al Comune come ha sempre detto di voler fare. Un’accortezza, quella di trovare un punto di atterraggio per Solinas, che non fu usata per il predecessore Pigliaru, non ricandidato governatore e neppure candidato alle vicine elezioni europee. Ma Solinas, forte della laconica investitura di Salvini, che ha poi però specificato che le candidature sarde si fanno in Sardegna quasi a lavarsene le mani, non mollerà facilmente la presa, nonostante il coinvolgimento in tre pesantissime inchieste, tutte legate al suo mandato presidenziale: resuscitato in Senato proprio grazie all’accordo con Salvini, per rinunciare alla corsa bis verso Villa Devoto pretende una congrua e adeguata contropartita.











