“Ecco come viaggia un sardo da Cagliari a Civitavecchia, idem per il ritorno”. E poi una foto che si è fatto scattare da un altro passeggero mentre fa un malinconico e ironico segno di “ok” con il pollice seduto, gambe incrociate, in una piccola sedia: “La sedia per il mare che mi sono portato da casa”, racconta, amareggiato, Massimiliano Sestu, biologo 49enne di San Vito che, da tempo, vive e lavora oltremare. Anche lui ha vissuto il dramma della folle disorganizzazione legata ai trasporti via mare per i sardi e, di rimbalzo, anche per i vacanzieri: “Quindici ore di viaggio in nave, se così si può definire, senza chiudere occhio. Avevo prenotato a maggio e già non c’era più disponibilità di nessuna delle 140 cabine disponibili, solo posti in poltrona o esterni”. E così si è portato la classica “spiaggina” da mare: “Ho pagato poco meno di duecento euro tra andata e ritorno, 190, usufruendo dello sconto per residenti”. Ma il problema non è assolutamente il prezzo, ma le condizioni di viaggio.
“Viaggiare in queste condizioni nel 2023 penso che sia disumano, e i sardi e i turisti non meritano questa disumanità. Si predica spesso che la Sardegna debba vivere di turismo dodici mesi all’anno, ma come si fa se i mezzi di trasporto navali offrono questi disservizi?”:












