
Passioni, amarezze. cinismo, ferocia e bontà del popolo cagliaritano, l’immagine viva e le memorie di vita di Cagliari emergono dai muttettus, dagli epigrammi, dai versi e dalla prosa dei “cantori di Casteddu” (Aquilino Cannas, Antonio Romagnino, Paolo De Magistris, Luigi Cocco, Franca Cornaglia, Efisio Serra, Luigi Cocco) che hanno saputo cogliere l’anima più vera della città e dei suoi abitanti, sono i contus teatrali Karel e Casteddu e Tacchelinu organizzati dall’Associazione ARTE e rivolti al pubblico composto da ciechi e vedenti nell’ambito della rassegna cagliaritana del Circuito Regionale Teatro Etnico a cura di Teatro Studio e Humus Teatro, per il cartellone del teatro etnico d’avanguardia in scena a Cagliari presso l’Istituto Ciechi ed Ipovedenti nella Sala Paolo Bentivoglio in via del Platano n. 27 che inizia martedì 29 ottobre alle ore 18, ingresso libero e gratuito, grazie al sostegno dell’Assessorato Cultura del Comune di Cagliari, dell’Assessorato Spettacolo della Regione Sardegna e con la collaborazione della sezione provinciale di Cagliari dell’Istituto Ciechi ed Ipovedenti.
Sulla scena dello spettacolo vengono sistemati pochi oggetti di vita quotidiana ed ognuno ha un suo suono che racchiude una storia rivelatrice: sono le prime tracce che consentono di cogliere realtà più profonde per collocare lo spazio teatrale non più nell’ambiente fisico ma nella “testa”, a seguire arrivano le parole dei cantori di Casteddu che fanno rivivere personaggi e luoghi; basta chiudere gli occhi insieme ai ciechi per accorgersi del cielo e del mare, sentire l’odore inconfondibile di Cagliari, un odore quasi d’antico, apprezzare i silenzi aristocratici e il vociare dai bassi della Marina dove le reti dei pescatori asciugano al sole, la luce è accecante ma riusciamo a vedere i cagliaritani a passeggio, sono lenti, indolenti, proviamo ad ascoltarli e ci accorgiamo delle pause utili per cogliere i significati di ogni parola.
Ascoltiamo allora il “poeta di Casteddu”, Aquilino Cannas:
Si ti firmas e ascurtas / de su mari, de is bias / arziai has a intendi’ / unu sonu chi no cambiat mai: / su cantu de sa vida
(Se ti fermi e ascolti / dal mare, dalle vie / salire sentirai / un suono che non cambia mai: / il canto della vita)