CD 318. GOULD è l’arte della fuga 2.0
Spettacolo di teatro, musica e nuove tecnologie
Regia e Drammaturgia: Ilaria Nina Zedda
Attore: Senio G.B. Dattena
Co-Regia Video e Luci: Marco Quondamatteo
Musiche a cura di: Luca Nulchis
Scenografie e Costumi: Emilio Ortu Lieto
Audio: Fabio Piras
Produzione: Kyberteatro
Cagliari, 30 – 31 gennaio, Auditorium Comunale P.zza Dettori, ore 21
“Uno degli effetti dell’era elettronica è che cambierà per sempre i valori che attribuiamo all’arte”, diceva Glenn Gould, il geniale pianista e compositore canadese, che morì a soli cinquant’anni (1932 – 1982). Poco più di due anni fa ricorreva l’ottantesimo anniversario della nascita e il trentesimo della morte di questa icona della musica classica, fra le più originali e affascinanti del ‘900. Per omaggiare Gould, non solo il musicista ma l’uomo con la sua creatività unica, con la sua concezione della vita, quella filosofica dell’arte e della musica, KyberTeatro mette in scena “CD 318. Gould è l’arte della fuga 2.0”. Lo spettacolo – il cui primo studio debuttò alla fine del 2012 – viene proposto nella sua forma definitiva a Cagliari venerdì 30 e sabato 31 gennaio, alle 21, all’Auditorium Comunale di Piazza Dettori e chiude la prima edizione del Festival di Teatro, Arte e Nuove Tecnologie Le Meraviglie del Possibile – Scene digitali, organizzato e curato dalla stessa compagnia cagliaritana, spin-off per le attività teatrali e “tecnologiche” de L’Aquilone di Viviana.
La drammaturgia e la regia dello spettacolo sono di Ilaria Nina Zedda, la co-regia, video e luci di Marco Quondamatteo (anche direttori artistici di KyberTeatro), in scena l’attore Senio G.B. Dattena. I costumi e la scenografia sono di Emilio Ortu Lieto, le musiche sono curate da Luca Nulchis.
La mise en scene, che coniuga teatro, musica e nuove tecnologie, vuole ricordare la figura di Glenn Gould, seguendo le sue tracce artistiche e umane. Un genio del pianoforte (le sue “Variazioni Goldberg” di Bach, con cui nel 1955, a 22 anni, raggiunse la fama internazionale, sono ancora oggi tra i best seller della discografia), alla ricerca della perfezione del suono e del controllo assoluto su ogni sua espressione musicale. Perfezione che raggiunse con lo Steinway CD 318, il suo pianoforte perfetto, trovato a Toronto, sua città natale, dopo una lunga ed estenuante ricerca. Gould è stato inoltre un precursore dell’importanza della tecnologia nell’evoluzione dell’arte. Non a caso lo spettacolo, un gioco sinestetico per rendere visibile l’udibile, per poter vedere ciò che si sente e poter sentire ciò che si vede, si avvale dell’utilizzo di nuovi media, come il videomapping (innovativa e spettacolare tecnica di proiezione delle immagini elaborate al computer) e il Kinect (sensore capace di registare i movimenti del corpo umano e riprodurli).
“Io non sono un pianista, sono un uomo dei media, un compositore e uno scrittore canadese che nel tempo libero suona il pianoforte”. Gould, musicista, scrittore, documentarista e sperimentatore. Inseguendo la perfezione del suono, fu il primo a utilizzare il montaggio delle tracce musicali in sala d’incisione. A soli 32 anni, nel pieno della sua carriera, scelse “l’invisibilità”: decise di ritirarsi dalla scena musicale internazionale e interrompere le sue irripetibili esecuzioni dal vivo. E’ da questa singolare visione dell’essere artista che nasce la sua “estetica dell’assenza”: “Spero che quelle che vengono definite mie eccentricità personali non impediscano alla gente di cogliere la vera natura del mio gioco”.
A ispirare il lavoro di KyberTeatro alcuni testi come “Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto” di Katie Hafner, che lo scrittore e critico letterario Alessandro Baricco annovera fra i migliori cinquanta libri da lui letti negli ultimi dieci anni, e “Glenn Gould. No, non sono un eccentrico” del regista e musicista francese Bruno Monsaingeon.
Note di regia
Uno spettacolo su Glenn Gould, per Glenn Gould.
Gould traccia una strada per l’artista contemporaneo. E lo fa negli anni ‘60 attraverso un’attenta riflessione sulla comunicazione artistica. E’ un precursore dell’era digitale, dell’idea di assenza/presenza, per questo motivo al suo ritiro volontario dalle scene contrappone una sua presenza “virtuale” radiofonica e televisiva, che abbracciava un pubblico più vasto e popolare.
Questa riflessione presuppone una tensione costante tra l’artista che opera in segreto e il pubblico “creativo”, che attraverso le tecnologie si libera dalla propria soggezione servile.
Ciò che ci ha maggiormente attratto è la sua preveggenza in campo tecnologico, sia per quanto concerne la visione di un uso interattivo e di una civiltà elettronica, ma soprattutto come strumento utile alla creazione collettiva. In questa direzione abbiamo utilizzato le nuove tecnologie per restituire i diversi piani della realtà pubblica e privata di Gould, prendendo ispirazione dallo schema della fuga musicale per ricomporre attraverso la chiave della sinestesia la mente contrappuntistica di Gould.
Il teatro è il futuro.












