Millequattrocento giorni di attesa, promesse mancate e silenzi istituzionali: in Ogliastra il punto nascita resta chiuso e la “sospensione temporanea” è diventata un tempo indeterminato. Dal Coordinamento #giùlemanidallogliastra arriva una lettera aperta a politica e media: “Nascere nel proprio territorio è un diritto, non un favore”. In Ogliastra il punto nascita è chiuso da quasi quattro anni: una “sospensione” che ha
avuto più compleanni di molte giunte. Intanto ARES e Assessorato coltivano il silenzio amministrato, e la politica locale—salvo rarissimi sussurri—fa finta di non sentire. Notizia: nascere nel proprio territorio è un diritto, non un favore. Senza servizi basilari non c’è futuro: ci sono solo spopolamento, ambulanze in tour, valigie pronte e case che si trasformano in villaggi fantasma. Volete la provincia? Senza nascite sarà un museo. Basta liturgie dello scaricabarile. Noi chiediamo, qui e ora: • una data di riapertura scritta nero su bianco, • un piano del personale (ostetriche, pediatri, anestesisti) con turni e nomi, • mezzi e protocolli chiari per le emergenze materno-infantili, • un cronoprogramma pubblico con responsabili e tappe. Oppure abbiate il coraggio di dire che non riaprite e assumetevi la responsabilità davanti agli ogliastrini e davanti alla storia. Perché qui non si tratta più di polemica: si tratta di decidere se l’Ogliastra deve continuare a vivere o essere accompagnata alla
porta della sparizione. La domanda è semplice e brucia: quanto ancora siamo disposti a subire in silenzio? E se la “temporaneità” deve festeggiare un altro compleanno, organizziamoci pure: voi portate la torta, noi le candeline con su scritto “vergogna”. A chi ancora pensa che “va tutto bene così”, chiediamo una cosa sola: voi davvero ci vivreste in un territorio dove non si può nemmeno nascere?”.