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Mentre mi accingo a descrivere queste ultime giornate della politica italiana, i capigruppo dei gruppi parlamentari, sono appena usciti dal Quirinale dove hanno avuto un incontro con il Presidente Mattarella a cui sono andati a chiedere, quasi supplicando, se poteva rendersi disponibile per un altro settennato. Dopo sette scrutini andati a vuoto, i leaders delle forze politiche hanno alzato bandiera bianca, con la paura di sbagliare, non ne hanno azzeccato una, confermando qualora ce ne sia bisogno che la politica italiana non è più in grado di esprimere una linea e un percorso affidabili. Sono implosi gli schieramenti e senza ombra di dubbio, gli interessi dei parlamentari affinché non si vada al voto almeno prima di settembre (data in cui matureranno il
diritto alla pensione dopo quattro anni e sei mesi di mandato) sembrano aver preso il sopravvento su qualsiasi altra evoluzione che determinasse un cambiamento dello scenario attuale. Draghi a palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale, poi, poco importa se lo stesso Mattarella non si era reso disponibile per un secondo mandato, poco importa se l’economia italiana annaspa tra il caro energia e il groviglio di imposizioni anti-virus che stanno generando ulteriore confusione, l’importante è mantenere lo scranno, costi quel che costi. “A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca” diceva il buon Andreotti in tempi non sospetti e stavolta non c’erano i Cirino Pomicino fare da raccordo in transatlantico per recuperare voti presidenziali, stavolta c’erano i leaders dei partiti che si alternavano davanti alle telecamere cercando di spiegare soluzioni impossibili davanti a uno scenario esplosivo e il fatto che siano stati i capi gruppi parlamentari e non i leaders di partito a recarsi da Mattarella per chiedere la disponibilità a un secondo mandato, la dice lunga su quale ruolo ha la politica nel nostro Paese. Inevitabile ripensare alle parole di Giuseppe Tommasi di Lampedusa che nel “Gattopardo” affermava che al termine “gattopardesco” si poteva legare la parola a un significato ambiguo, quando prevede un destino di rassegnazione e di solo illusorio orgoglio per l’Italia futura.