La crisi travolge e in alcuni casi distrugge quel che resta dei partiti e della politica italiana. Uno tsunami, una tempesta perfetta che ogni cosa travolge nel giro di poche ore, prima di tutto i partiti stessi che quella crisi l’hanno voluta. Volano gli stracci dentro Forza Italia, dove due fedelissimi di sempre hanno detto addio al partito che “ha tradito la sua natura” consegnandosi alla Lega, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. In bilico anche la draghiana di ferro Mara Carfagna che, sebbene abbia finora smentito l’addio, sarebbe pronta allo strappo. Non va meglio in casa Carroccio, dove la fronda governista, con Giorgetti in testa, ha storto il naso di fronte all’improvvisa e inaspettata decisione di togliere la fiducia al governo.
Polverizzati, letteralmente i 5 Stelle, di fatto ormai inesistenti. Il primo colpo mortale l’ha sferrato Di Maio con il suo addio, poi l’incapacità di Conte a reggere il timone e capire dove andare ha fatto il resto: liti, insulti, ricatti per la fine ingloriosa di un partito che solo 4 anni fa aveva incassato il 32% di voti. E come se non fosse abbastanza, è in arrivo una nuova, definitivamente letale scissione.
Con la fine dei 5 Stelle viene meno anche l’ipotesi di campo largo a lungo accarezzata dal Pd, che progettava di costruire un’alleanza con i grillini per provare ad allargare il consenso in vista delle elezioni. Ormai non c’è più tempo, e neanche voglia, almeno per il momento: Letta, gelido, rispetto all’ipotesi di un’alleanza ha detto perentorio “ora pensiamo prima a noi”.
E in questo delirante quadro politico, c’è chi suggerisce l’ipotesi che il grande burattinaio di tutto sia stato Silvio Berlusconi che ha intravisto uno spiraglio per poter tornare ad aspirare al Quirinale. L’ipotesi è che Mattarella a breve si dimetta e con un parlamento a maggioranza centrodestra, l’ipotesi più probabile secondo i sondaggi, è che Berlusconi venga votato per sostituirlo, coronando così il suo sogno di sempre.











