Oggi, a 24 anni, viene invitata nelle scuole per parlare di bullismo: come difendersi, come lottare, come reagire a battute infelici e, spesso, “atroci”. Natascia Curreli, di Sedilo, porta dentro di se un passato molto difficile: “Sono stata vittima di bullismo, dalle medie alle superiori”. Otto anni da incubo: presa in giro, offesa per il suo peso: “All’inizio erano parole, per così dire, leggere”. Poi la situazione, tra i banchi e le fermate del pullman, è peggiorata: “I ragazzi si soffermavano sempre sui miei difetti fisici, usando le mie debolezze per farmi male. Alle superiori, fatte a Macomer, ho sperato che il peggio fosse passato”. Ma così non è stato, purtroppo: “Anche lì offese pesanti, con i prof che non hanno fatto mai nulla perchè la maggior parte delle offese avvenivano fuori dalla scuola, quindi non potevano farci nulla”. Ha incassato, ingoiato rospi amarissimi, tenuta chiusa la bocca, Natascia. A casa sempre sorrisi, ma qualche avvisaglia ben chiara di un disagio sempre più profondo: “Ogni mattina avevo attacchi di panico, cercavo scuse di ogni tipo per non andare a scuola. Ho chiesto agli insegnanti di parlare di bullismo, ma mi hanno sempre risposto che non era un argomento importante”. Un giorno, a sedici anni, la svolta: “Sono tornata a casa con una ferita alla testa, qualcuno mi aveva tirato un ramo di un albero. Sono scoppiata a piangere, ho detto tutto a mia madre, lei è andata subito dal preside”. E qualcosa inizia a muoversi, “non tanto, ma comunque parlarne fa bene”. Natascia Curreli, ormai 18enne, termina le superiori. E “matura”: “Ho deciso di reagire, di rispondere a chi mi attaccava, spiegando che ciò che dicevano era sbagliato. Non sono più rimasta zitta”.
A distanza di anni, la 24enne ha iniziato un percorso di salute. Obbiettivo: perdere chili, per motivi di salute. E punto. “Ho lottato, ho parlato, ho deciso di farmi aiutare, sono arrivata a un puto dove, del mio male, ho cercato di farne del bene. Anche sui social mi insultano, mi scrivono scrofa, mongolfiera, dicono che non devo mostrarmi”. Ma, ormai, tutto o quasi le scivola addosso: “Non bisogna vergognarsi di dire di essere vittima di bullismo. A chi è più piccolo di me e si trova a vivere situazioni simili, dico di non vergognarsene ma, anzi, di parlarne, così sarà più facile uscirne”. Il principale sogno nel cassetto della 24enne? “Parlare del bullismo, meglio, continuare a farlo, nelle scuole, con gli studenti. Voglio dire a tutti”, rimarca la Curreli, “che nascondersi è sbagliato”.











