Non odio, solo compassione. E dolore, grande e insopportabile, di quelli che ti condannano per il resto della vita. Eppure Piero Carta, il papà di Chiara, la 13enne uccisa con 30 coltellate dalla madre Monica Vinci, 52 anni, in carcere a Uta ancora in uno stato di incoscienza, è capace di trasformare quel dolore in amore, di non odiare, di ricordare sua figlia con gioia e delicatezza. E di ringraziare, anche, perché l’affetto da cui è stato travolto è stato enorme e sincero, promettendo che la missione della sua vita sarà tenere vivo il ricordo di Chiara. In una lettera indirizzata a compagni di classe e insegnanti della sua piccola, Piero Carta scrive: “Non conosco odio, neanche per chi ha commesso questa atrocità”, provo “molta compassione, adesso attendo giustizia per Chiara”. Rivolto alla preside, professori, compagni di classe della terza C e amici della figlia, Piero li ringrazia per “vicinanza e solidarietà dimostrate nel momento più tragico della mia vita. La morte di una figlia che nessun padre vorrebbe mai vedere. La ricorderò sempre come una ragazzina serena, educata e solare, che stava andando incontro alla vita. Come tutte le ragazzine della sua età, amava ascoltare musica dei giorni nostri, rap e trapper, circondandosi di molti amici senza fare distinzioni”, ricorda Piero, agente di polizia municipale a Oristano.
“Chiara era una ragazzina matura e ottimista. Quando capitava di prendere delle insufficienze a scuola, mi diceva: ‘Pà, quei voti li recupero’. Il nostro era un dialogare espansivo – racconta Piero nella lettera – la ponevo al corrente dei possibili pericoli per la sua età, lei era consapevole e prontamente rispondeva ‘Lo so papà…io non faccio quelle cose!’, dimostrandomi sempre la sua maturità”. Infine, parlando agli studenti, Piero scrive: “Immagino il vostro dolore per aver perso un’amica e compagna di scuola. Il suo banco adesso è vuoto, ma sono sicuro che lei è sempre lì con tutti voi. La sua anima è libera, appartiene non più a questa vita terrena, ma è un angelo del Signore. Io da padre continuerò a fare vivere il suo nome, non demorderò mai, sapendo che lei sarà la mia guida e la mia consolatrice sempre”.
Intanto, c’è attesa per l’interrogatorio della madre in carcere, finora impossibile a causa delle sue condizioni di salute. Monica Vinci, dopo aver dilaniato il corpo di Chiara, si è buttata dalla finestra al primo piano della sua camera da letto, in un non riuscito tentativo di suicidio. Gli inquirenti proveranno a capire quale sia stato il movente dell’orribile gesto: se un raptus di follia o un omicidio premeditato nel timore che Chiara, compiuti 14 anni a marzo, scegliesse di andare a vivere col padre.











