Un pareggio in Consiglio regionale fra maggioranza e opposizione fa perdere i sardi e manda a farsi benedire 115 milioni di euro destinati a ripianare i debiti delle Asl e dunque garantire i livelli essenziali di assistenza. In soldoni: chi ha bisogno di cure e dunque si trova in una condizione di maggiore debolezza rischia di non potersi curare. E non cure qualunque: si tratta di cure primarie. Per non parlare del rischio di blocco totale di ospedali, reparti, Asl. La storia di sempre, colpire i piu’ deboli. La cosa assurda e inquietante del 26 a 26 è che non si tratta di una strategia politica, non è un avvertimento dei naviganti al comandante, non è un piano elaborato a tavolino da abili strateghi della politica. No, è solo e soltanto l’avvilente risultato di vera e propria sciatteria e disinteresse nei confronti della vita vera e dei problemi fuori dal palazzo che mai come oggi ha dimostrato di essere autoreferenziale e lontana dai problemi veri della vita reale, pensando forse che la vita finisca nel palazzo e non rendendosi conto che su quella soglia invece inizia. La maggioranza – giunta compresa – ha fatto la sua parte: presente in numero sufficiente in Consiglio ma assente al momento del voto: al caffè, in bagno, al telefono poco importa, cambiando i fattori il prodotto non cambia. L’opposizione, da parte sua, si è lasciata sfuggire l’occasione per dare il buon esempio con un voto che avrebbe garantito migliaia di pazienti sardi. Per una volta, un atto di responsabilità da parte di chiunque si trovava nella condizione di doversene far carico avrebbe dimostrato che, di fronte alle questioni serie, un po’ ci si puo’ sacrificare. Invece no: la beffa è andata in scena con tutto il suo triste contorno, e dire che quella delibera aveva fatto il suo ingresso in aula con la procedura d’urgenza e l’accordo di tutti i capigruppo, di centrodestra e centrosinistra. Ora il Pdl fa appello al senso di responsabilità di una parte dell’opposizione per salvare il salvabile: forse non servirebbe, se ognuno facesse appello a se stesso. S.P.










