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Il cardo è il protagonista del più grande e innovativo progetto agroindustriale sardo ed è grazie ad esso che da coltura invasiva da estirpare si sta trasformando in risorsa per gli agricoltori e l’ambiente.
Il progetto è quello che sta realizzando Novamont a Porto Torres, dove il seme e la biomassa del cardo vengono utilizzati per essere trasformati in materia prima per la realizzazione di prodotti biodegradabili no food e ogm free.
Il cardo sarà coltivato in terreni marginali e oggi improduttivi che garantiranno subito un reddito minimo di 250 euro ad ettaro all’anno con possibili risvolti rivoluzionari nella produzione dei latticini e della carne, grazie ad una certificazione ogm free che pochi possono ottenere.
Il segreto è spiegato da Michele Falce che in Novamont è responsabile dello sviluppo delle filiere agronomiche: “Il cardo è una piantagione che non richiede terreni irrigui perché può essere tranquillamente coltivato in quelli oggi marginali e improduttivi, che ben si adatta bene al clima sardo e che necessita della sola acqua piovana. E’ una coltura sesennale (si coltiva una volta ogni sei anni) e si raccoglie già dal primo anno. Mediamente la previsione di produzione è di 1,0 – 1,5 t/ha per il seme e 10 – 15 t/ha per la biomassa. Una volta raccolto il cardo viene trasformato a Porto Torres, nell’industria verde di Matrìca, per poi diventare prodotti biodegradabili come piatti, bicchieri e posate, olio e farine proteiche che possono essere utilizzate come cibo per gli animali”.
Questi ultimi prodotti, in particolare, sperimentati con le pecore hanno dato importanti risultati; sono proteici e potrebbero sostituire parzialmente l’attuale farina di soia “che la Sardegna importa a caro prezzo, non solo economico ma anche ambientale visto che è geneticamente modificata”.
La farina di cardo, che secondo gli studi dei ricercatori del Dipartimento di Agraria della Università di Sassari è un ottimo alimento per la pecore, è ogm free e “consentirebbe la certificazione di formaggi prodotti da pecore e vacche alimentate con mangimi non geneticamente modificati”.