Attentato incendiario all’ambiente e all’archeologia. Il grido d’allarme giunge dalle Associazioni culturali Sardegna Sotterranea e Ambiente Sardegna e si leva alto in difesa della tomba di giganti di Gonnosfanadiga, una delle più grandi della Sardegna che di recente è stata vittima di un grave incendio con danni incalcolabili.
Fino a quando dobbiamo subire il ricatto di questi delinquenti?
Ad affermarlo è Marcello Polastri, presidente di Sardegna Sotterranea con Massimiliano Deidda, biologo di origini cagliaritane che per primo ha constatato il grave stato di degrado che affligge questa importante testimonianza archeologica risalente alla lontana preistoria.
Ora, l’appello lanciato dagli ambientalisti per la salvaguardia di questa importante testimonianza del passato, di inestimabile valore, è stato scritto nero su bianco dalle Associazioni culturali e indirizzato alle autorità competenti.
“I piromani – racconta Deidda – sanno bene quando appiccare un incendio e come farlo. Sarà il caso che la Regione rifletta sulle politiche nella lotta agli incendi e sugli interventi per prevenirli?“. In Liguria, ad esempio, “alle associazioni della protezione civile vengono dati i rimborsi spese solo per la prevenzione e non per spegnere gli incendi“.
“La tomba, situata in un meraviglioso anfiteatro naturale nella vallata a 952 metri sul livello del mare – conclude Marcello Polastri – è orientata verso l’Iglesiente e il massiccio del Monte Linas, dunque sia per il contesto ambientale sia per il suo corridoio sepolcrale (è lungo 22 metri ed è considerato uno dei più lunghi della Sardegna), riveste grande importanza perchè unica e plurimillenaria. Ora, le fiamme, hanno devastato tantissimi alberi centenari e colpito le strutture preistoriche di granito della zona nella quale temiamo che, sviluppi dannosi, possano intaccare la stabilità dell’edificio, usato tra la fine del XV e il XIV sec. a.C. E’ necessario trovare un rimedio, pensare a valorizzare e magari recintare l’area“.
Un vero attentato alla storia e all’immagine della Sardegna che di cultura e turismo potrebbe vivere, anziché relegare le proprie radici storiche ad una ingiusta condanna di abbandono.











