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Giulia è una giovanissima commerciante, ma le è bastato pochissimo per comprendere come questo sia un mondo molto più complicato di quanto si aspettasse. L’entusiasmo, lo spirito di iniziativa e i mille progetti iniziali, dopo soli 9 mesi devono fare i conti con l’amara realtà di chi, invece di essere incentivato e premiato per l’intraprendenza e il coraggio nell’affrontare oggi il mercato, si sente oppresso, controllato a vista come il peggior criminale. “Charm”, così si chiama la sua piccola boutique di appena 50 mq, un gioiellino nella Via XX Settembre, dove ogni oggetto richiama il Natale in maniera quasi maniacale, dove le luci e gli addobbi paiono fare da contraltare alla delusione.” Charm” dicevamo, letteralmente “fascino”, quella forza attrattiva che sembrerebbe catturare tanto l’attenzione degli esattori in divisa, pronti a colpire a suon di verbale.
VIGILI INFLESSIBILI. Eh già, è capitato anche a lei. Forse anche grazie alla sua ingenuità, figlia della giovane età e della prima esperienza da piccola imprenditrice, Giulia si è lasciata tentare dall’esporre un cartello che richiamava l’attenzione dei clienti: “50% su tutti i capi”. La visita, puntuale, non si è fatta attendere,e la letterina di Natale è giunta pure alla giovane commerciante. “1000 euro per un 50% di sconto, ho un piccolo negozio di 60 mq e sono aperta da 9 mesi, come inizio non c’è male” esordisce con sarcasmo Giulia, sempre sorridente nonostante l’accaduto: “si presentano due uomini in divisa e senza tanti giri di parole mi dicono che devo pagare per una norma voluta dai mie stessi colleghi”. Quindi multa legittima, ma il problema qui è una questione di sopravvivenza.
LO SFOGO. Quali colleghi? Si chiede la ragazza, domanda alla quale pare avere una risposta, una sua teoria: “Qui è evidente come queste disposizioni vengano attuate su pressione dei grandi centri commerciali, non si spiegherebbe altrimenti, sono norme fatte ad ad hoc per ammazzare le piccole realtà concentrando tutto sui megastore, c’è una logica dietro, quasi un prostrarsi dinnanzi ai più forti, cedere alle pressioni di questi”.
VINCONO I MEGASTORE. Ma non è tutto, a Giulia è stato addirittura presentato uno scenario alternativo che fa decisamente accapponare la pelle: “Sono arrivati addirittura a dirmi che potrei pure regalare la merce se solo volessi, ma non posso adottare alcuna strategia per attirare il cliente, suona quasi come una ulteriore presa per i fondelli”. L’ingenuità palesata dalla giovane durante il suo sfogo non può essere una scusa, al contempo non si può giocare sulle debolezze di chi si fa il mazzo a soli 20 anni per cercare di non fuggire da questo paese. Poteva pure non sapere Giulia, a suo dire sarebbe bastato un po’ più di tatto e comprensione, magari diffidandola dal riesporre il cartello promozionale una seconda volta. “Le istituzioni locali, in tutte le sedi possibili, lamentano che le piccole attività rischiano il collasso e poi con queste politiche scellerate avvalorano la tesi del ‘pesce piccolo che mangia il pesce grosso”.
LA SFIDA DIFFICILE. La battaglia però, non è solo con la crisi e i grandi magazzini, le istituzioni troppo fiscali e le scadenze, ciò che preoccupa la giovane Giulia è anche un falso mito che da sempre condiziona l’immaginario collettivo: l’associazione attività commerciale-ricchezza. “Oggi noi commercianti siamo l’ultima ruota del carro, vedo i miei coetanei che possono beneficiare di uno stipendio stare molto meglio di me, permettersi molte più cose, io non ho neppure la possibilità di accedere ad un prestito perché la mia realtà risulta essere attività a rischio, e dovrei pure subire certi atteggiamenti vessatori? Ma di cosa parliamo?”. Una domanda, quella di Giulia, che non può che far eco a quelle di tantissimi altri commercianti. Multe legittime, ovviamente: ma così in tanti rischiano di chiudere.