Una crisi infinita, quella del lavoro, accentuata dalla pandemia e che riserverà molto probabilmente un amaro 2021. Le previsioni sono preoccupanti, sostenute anche dai dati mondiali: si prevedono 495 milioni di posti di lavoro a tempo pieno in meno.
Il governo, sinora è sceso in campo adottando alcune misure a favore delle categorie lavorative e per i lavoratori dipendenti c’è il divieto di essere licenziati per giustificato motivo oggettivo sino a marzo 2021.
Ma qualche escamotage viene trovato e tanti lavoratori si ritrovano a dover fare i conti con la perdita del lavoro. “Accade spesso che, non potendo licenziare, trasferiscono il lavoratore dalla sede di lavoro in un’altra ben più lontano e quindi lo costringono alle dimissioni. In altri casi – spiega l’avvocato Benevole a Radio CASTEDDU – vengono adottate pratiche di mobbing finalizzate alle dimissioni”.
Non solo: si è ricorso eccessivamente alle contestazioni disciplinari che comportano al licenziamento per giusta causa, che non è sospeso. “Seguo tantissimi casi”. Paradossalmente, sono le grosse aziende estere ad adottare questi stratagemmi, non, quindi, le piccole realtà sarde che “operano con maggiore correttezza e adottano le misure a salvaguardia dei lavoratori e delle lavoratrici impegnandosi anche con le politiche di sostegno, compreso il punto di vista salariale”.










