Francesco Libetta per la rassegna “Il solista e l’orchestra”

Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, venerdì 16 dicembre – ore 18


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

L’arte di Wolfgang Amadeus Mozart per l’ultimo appuntamento con la Stagione Concertistica 2016 degli Amici della Musica di Cagliari: venerdì 16 dicembre alle 18 all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, il pianista e compositore Francesco Libetta, raffinato e brillante interprete dello strumento a tastiera e l’Orchestra Palestrina eseguiranno il Concerto in Do Maggiore K467 e il Concerto in Mi bemolle Maggiore K482.

Nel segno del genio salisburghese – con i due celeberrimi Concerti per tastiera e archi scritti in un periodo particolarmente felice e fecondo della carriera dell’artista, divenuto a Vienna per qualche tempo un musicista alla moda. Partiture virtuosistiche e affascinanti, pensate per conquistare il pubblico, come scrisse lo stesso Mozart in una lettera: « … sono esattamente una via di mezzo tra il troppo difficile e il troppo facile; brillanti, gradevoli all’orecchio, naturali senza cadere nel vuoto. Qua e là potranno soddisfare gli intenditori ma sempre in modo tale che anche gli incompetenti ne provino piacere senza sapere perché ».

 

Si parte dallo stupendo Concerto in Do Maggiore K467 – pubblicato nel 1785 ma presentato al pubblico durante la quaresima dell’anno precedente, e scritto in un momento particolarmente felice nell’esistenza di Wolfgang Amadeus Mozart, che dopo il successo del “Ratto al Serraglio” era al centro della vita musicale viennese, intimo della corte e amico di Joseph Haydn (cui aveva dedicato una serie di Quartetti). La classica struttura formale in tre tempi – Allegro maestoso, Andante e Allegro vivace assai – si trasfigura attraverso un nuovo linguaggio musicale, una differente concezione fonica e “psicologica” con la la contrapposizione tra il pianoforte con la sua grande ricchezza timbrica ed espressiva e l’orchestra che pur nell’accentuato virtuosismo del solista conserva una propria indipendenza, in un perfetto equilibrio che mette in risalto la cantabilità e l’intensità dell’interpretazione.

Incipit solenne con brevi silenzi, il tema dei violini e il tema dei legni che introducono l’intervento del pianoforte da cui ha inizio il dialogo tra lo strumento solista e l’orchestra; all’Allegro Maestoso, segue il poetico Andante con una delicata nenia al pianoforte e un evocativo succedersi di cangianti stati d’animo, e poi il terzo movimento Allegro vivace assai in forma di Rondò tra effetti virtuosistici e un’atmosfera gioiosa, a fugare ogni traccia di malinconia. 

 

 

 

Spazio poi al famoso Concerto in Mi bemolle Maggiore K482 – datato 1785 – in cui il carattere decisamente virtuosistico è temperato dalla straordinaria ricchezza e profondità d’invenzione musicale, e affiora un’eco dei concerti giovanili, tra la vivacità dell’Allegro con il motivo dei corni e lo struggente Andante, fino al Rondò – Allegro conclusivo che regala un’immagine luminosa in uno slancio verso il futuro. Una preziosa alchimia tra le diverse voci strumentali in cui spicca l’assolo del pianoforte, con passaggi ardui e impegnativi che si risolvono in assoluta bellezza, pagine brillanti e coinvolgenti, dinamiche impetuose e accenti più intimistici, quasi a voler toccare le corde del cuore e attraversare le differenti temperature emotive, dal dolore alla quieta rassegnazione, in una sequenza piena di pathos, fino al rasserenante finale.

Il concerto riflette lo straordinario talento del compositore, la sua inesauribile fantasia e la capacità di plasmare temi e frasi capaci di incantare gli spettatori, senza rinunciare a stupirli con la perfetta padronanza di un’arte capace di mettere in luce le potenzialità di uno strumento per l’epoca rivoluzionario, nell’interessante dialettica tra il solista e l’orchestra, in una scrittura di grande eleganza e freschezza.

 

Spazio poi al famoso Concerto in Mi bemolle Maggiore K482 – datato 1785 – in cui il carattere decisamente virtuosistico è temperato dalla straordinaria ricchezza e profondità d’invenzione musicale, e affiora un’eco dei concerti giovanili, tra la vivacità dell’Allegro con il motivo dei corni e lo struggente Andante, fino al Rondò – Allegro conclusivo che regala un’immagine luminosa in uno slancio verso il futuro. Una preziosa alchimia tra le diverse voci strumentali in cui spicca l’assolo del pianoforte, con passaggi ardui e impegnativi che si risolvono in assoluta bellezza, in un susseguirsi di pagine brillanti e coinvolgenti, tra dinamiche impetuose e accenti più intimistici, quasi a voler toccare le corde del cuore e attraversare le differenti temperature emotive, dal dolore alla quieta rassegnazione, in una sequenza piena di pathos, fino al lieto finale.

Il Concerto riflette lo straordinario talento del compositore, la sua inesauribile fantasia e la capacità di plasmare temi e frasi capaci di incantare gli spettatori, senza rinunciare a stupirli con la perfetta padronanza di un’arte capace di mettere in luce le potenzialità di uno strumento – per l’epoca – rivoluzionario, e mettendo l’accento sull’interessante dialettica tra il solista e l’orchestra che affiora da una scrittura di grande eleganza e freschezza. 


In questo articolo: