Ci sono le lacrime che sgorgano ancora, copiose, dai suoi occhi. Cinzia Lai non ha ancora elaborato il lutto: suo papà Efisio, per decenni lavoratore della De Vizia, se n’è andato dopo aver lottato contro un cancro. Aveva 69 anni ed era un quartese doc. Il suo cuore si è fermato il nove giugno e, dopo il funerale, la bara è stata portata al cimitero. La tumulazione, però, non è mai avvenuta. Proprio nel camposanto dove il Comune ha annunciato i lavori per la realizzazione di centinaia di nuovi loculi, trapela che ci sarebbero numerose bare, tutte dentro la sala mortuaria, in attesa di uno spazio: “Mio padre non è stato ancora tumulato. La sua bara è ferma, sopra ci sono ancora i fiori, ormai secchi. Mi è stato confermato che non ci sono spazi e che, prima di lui, ci sono altri morti in lista”, racconta Cinzia Lai. Ogni giorno spera che il cellulare squilli e che, dall’altro calo del telefono, ci sia il proprietario dell’agenzia funebre che si è occupata del funerale.
“Dovranno chiamarlo dal cimitero per dirgli che potrà procedere alla tumulazione. Certo, ormai sono rassegnata all’idea che passerà ancora tanto tempo. Tutto ciò è vergognoso, e chi deve vergognarsi è proprio il Comune di Quartu che non ha ancora provveduto a ultimare i lavori per la realizzazione dei nuovi loculi. Pretendo, per mio padre, una degna sepoltura, voglio poterlo andare a piangere quando voglio e non sapere che si trova in uno stanzone, buttato insieme ad altre bare”.










