Elisabetta Cau, barista di Nurri a Radio Casteddu: “A me niente ristori, apro per pagarmi le spese”

“Ho percepito solo 600 euro a marzo per via dei codici Ateco. Quella di aprire non è una scelta facile perché sto andando anche contro i miei valori. Io sono abituata a seguire le regole, ma questa è una questione di principio”


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Elisabetta Cau, 39 anni di Nurri è la proprietaria di un bar all’interno di un distributore di rifornimento e da ieri ha deciso di aprire il locale. Ai microfoni di Radio Casteddu spiega la sua situazione: “Durante il lockdown potevamo aprire ma abbiamo deciso di tenere chiuso perché la situazione era particolare e si aveva anche un po’ di paura. Abbiamo riaperto poi a maggio,  ad agosto il covid è arrivato a Nurri ed è stato come se fossimo stati chiusi perché nessuno si fermava. A ottobre sono aumentati nuovamente i contagi e a dicembre ci hanno fatto chiudere per 20 giorni.
Giovedì abbiamo caricato il bar e sabato ci hanno dato la notizia di dover nuovamente chiudere. Con la merce acquistata, lunedì non ho aperto, perché comunque non è una decisione facile da prendere, ma alla fine abbiamo aperto.
Dei ristori ho percepito solo 600 euro a marzo per via dei codici Ateco. Quella di aprire non è una scelta facile perché sto andando anche contro certi valori in quanto siamo abituati a seguire le regole, non ci piace quindi mettere in difficoltà le forze dell’ordine e il comune, ma è una questione di principio perché se ci vogliono tenere chiusi in quanto i contagi avvengono prevalentemente in bar e ristorante è un conto, ma i contagi sono aumentati lo stesso nonostante fosse tutto chiuso”
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