Assediato dagli alleati per il tormentone ospedali-stadio, al centro di un fuoco amico incrociato e rimasto completamente solo se non fosse per i fedelissimi del suo cerchio magico, Christian Solinas potrebbe tentare un blitz per mandare tutti a casa, ricandidarsi alla presidenza della Regione e non aspettare l’investitura dagli alleati che non arriverà mai, perché nessuno di loro è favorevole. Lo scenario, nel caotico scorcio di fine legislatura, prende forma e consistenza in queste ore di tutti contro tutti: inutile aspettare febbraio in una situazione di agonia per poi vedersi scaricato, meglio giocare d’anticipo e tentare il blitz per riproporsi alla guida della Sardegna. Questo il ragionamento di Solinas, che di mollare Villa Devoto non ne vuole proprio sapere.
Difficile, per come si sono messe le cose, che si trovi una quadra politica con gli alleati: Forza Italia e Fratelli d’Italia sono scatenati e fanno asse, la Lega abbozza ma ha perso voti e consensi e dunque non può più essere la sponda solida su cui Solinas poteva contare, anche per la spaccatura interna sempre più evidente. I centristi stanno a guardare, per capire l’aria che tira e decidere le prossime mosse.
In tutto questo, mentre saltano vertici politici e consigli regionali, i sardi, la loro vita, i loro diritti e i loro bisogni sono completamente dimenticati. Nel nome di una guerra politica che è solo battaglia per il potere.











