Due sardi bloccati in Corsica da un mese: “Finalmente autorizzati a partire oggi, ma al porto nessuna nave”

Due tortoliesi Stella Barrui e Davide Sioni, erano partiti in Corsica per iniziare la stagione estiva prima dei divieti per la pandemia. Ovviamente per loro non c’è stato nessun contratto. MiIle peripezie per rientrare in Sardegna, finalmente l’ok della Regione per partire stamattina da Ajaccio. Peccato però che al porto non c’era nessuna nave


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Oltre al danno la beffa. Bloccati in Corsica da quasi un mese, in un paesino vicino ad Ajaccio. Due tortoliesi Stella Barrui e Davide Sioni, oggi sarebbero dovuti ripartire per la Sardegna, per tornare a casa. Dopo mille peripezie. Finalmente avevano ricevuto la mail con il via libera da parte della Regione sulla tratta Ajaccio – Porto Torres, alle 5:30 di oggi. Peccato però che si sono recati al porto e ad attenderli non c’era nessuna nave.

Partiti a fine febbraio per la stagione turistica, prima delle disposizioni contro il coronavirus, una volta arrivati lì però alcuni giorni dopo il titolare non ha potuto confermare il contratto visto l’emergenza sanitaria, nel frattempo scoppiata anche lì.
“Non siamo riusciti a prendere l’unico traghetto a disposizione del 22 marzo dal Porto di Propiano, – afferma Stella –  perchè venuti a saperlo all’ultimo momento e non siamo riusciti a raggiungere in tempo il porto di partenza, distante ore di auto dal luogo dove ci troviamo”.
“Abbiamo avuto il consenso per oggi con la Corsica Ferries, ma al porto non c’era nessuna nave. Abbiamo preparato tutta la documentazione, eravamo finalmente pronti a partire. “Ora cosa faremo? – raccontano in un video – Eravamo ospiti fino ad oggi, siamo costretti a dormire in macchina. Tutto è chiuso.
“Abbiamo chiamato il call center e ci dicono che dobbiamo andare a Bastia e prendere l’unico collegamento per Livorno e da lì tornare ad Olbia. Ma come possiamo in piena pandemia metterci in viaggio? Dalla Corsica all’Italia e poi alla Sardegna. E’ pericoloso, oltretutto io ho delle patologie e non posso permettermi di ammalarmi. Non stiamo neanche lavorando e quindi non possiamo neanche pemettercelo economicamente. Ora siamo anche senza un tetto sopra la testa. Vogliamo solo rientrare a casa nostra, al più presto. Ovviamente seguendo tutte le regole e mettendoci in quarantena. Perché ci è stato detto che potevamo partire se la regione sapeva di aver chiuso i collegamenti? Siamo abbandonati a noi stessi.”


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