Dopo il trionfo del governatore bis Marsilio in Abruzzo e il flop del Campo largo, che sperava nell’onda lunga dell’effetto Sardegna che non c’è stato, tornano le polemiche sul voto disgiunto e la legge elettorale finisce nuovamente sotto accusa.
Il centrodestra fa i conti e tira le somme, numeri alla mano: in Abruzzo il centrodestra ha staccato gli avversari di 6 punti percentuali, gli stessi della Sardegna, ma in Abruzzo non c’è il voto disgiunto e dunque ha vinto il presidente e ha vinto la coalizione. “L’Abruzzo conferma che il campo largo è minoranza. Per settimane sui media nazionali ha imperversato la narrazione della Sardegna come una sorta di ‘Cuba dei giallorossi’, dove Fidel Conte e Che Guelly Schlein brindavano a futuri successi, che non sono arrivati. La verità è che anche in Abruzzo le liste del centro-destra superano di oltre sei punti percentuali la strana coppia PD-Cinquestelle e ‘contorno’ esattamente come nell’isola. Fortunatamente in Abruzzo non esiste il voto disgiunto e il risultato elettorale corrisponde a quello del candidato alla presidenza”, dice Cappellacci di Forza Italia.
Ma in Sardegna la legge elettorale è la legge del presidente: le vince lui (o lei) le elezioni, e anche se la coalizione di riferimento è quella perdente, con il premio di maggioranza andrà al governo della regione. Una legge elettorale che fa storcere il naso a tutti ma che evidentemente nessuno ha interesse a modificare: come la soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni, che taglia fuori pezzi pesanti di rappresentanze per favorire il bipolarismo e sfavorire la rappresentatività e, secondo molti, la stessa democrazia.












