di Paolo Rapeanu
I diabetici sardi lanciano un grido, un sos, legato al mancato rilascio dello strumento per potersi misurare l’insulina senza doversi più pungere i polpastrelli delle dita. Ma chi dovrebbe averlo già fornito – la Regione, dopo la delibera di oltre un mese fa – nei fatti non ha più mosso un dito. E, a proposito di dita, quelle delle migliaia di diabetici sardi continuano a dover essere bucate, ogni giorno, per misurarsi la glicemia: “Con i nuovi dispositivi è possibile ottenere un controllo costante dei valori glicemici, aiutando anche il lavoro dei medici”, dice Franco Spada. Cinquantuno anni, geometra di Quartu, ha un figlio diciassettenne che, da oltre un anno, si è ammalato di diabete.
“Deve bucarsi i polpastrelli almeno otto volte al giorno, visto che fa anche sport. A lungo andare le mani si rovinano, e striscette e aghetti sono gratuiti in quanto forniti dal Servizio sanitario nazionale, ma se si finiscono le scorte prima di trenta giorni bisogna comprarle, spendendo almeno trenta euro”, spiega il padre del minore diabetico. “Da oltre un mese attendiamo il dispositivo dalla Regione, ma non se ne sa più niente, anche gli stessi medici diabetologi sono spiazzati. Con il nuovo strumento è possibile monitorare la glicemia anche dal cellulare, grazie a un’App. È vergognoso che la Sardegna sia tra le poche regioni italiane ancora in ritardo, nonostante sia tra le zone del mondo con il più alto numero di diabetici”.










