Dettori sul femminicidio di Roma: necessario ripartire dall’educazione

“Una piaga sociale quella della violenza e dei femminicidi in Italia. E’ necessario ripartire dall’educazione dei bambini fin da piccoli in un percorso continuo nel rispetto dell’altro” commenta Elisabetta Dettori presidente della commissione pari opportunità di Cagliari.


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Il femminicidio di Sara Di Pietrantonio ha lasciato sgomenti tutti. Un delitto atroce compiuto nell’indifferenza generale. Una ragazza vittima di un orco, il suo ex che non le ha lasciato scampo: perseguitata per mesi perché si era rifatta una vita e poi uccisa nella manierà più brutale possibile: bruciata viva. La cosa se possibile ancora più  inquietante e che nessuno abbia aiutato questa ragazza, nemmeno quando ha chiesto aiuto agonizzante. Per ben due volte.

I numeri della violenze contro le donne in Italia sono agghiaccianti, un fenomeno che sembra non accennare a diminuire e che fa paura. Ne abbiamo parlato con Elisabetta Dettori, Presidente della Commissione comunale Pari Opportunità da anni impegnata nelle politiche di genere e contro le violenze. A Cagliari infatti ha avviato un progetto nelle scuole per l’educazione al rispetto delle diversità, contro la diffusione degli stereotipi di genere, e promosso la carta informativa della violenza sugli adulti, insieme a una serie di iniziative atte a scongiurare e abbattere i fenomeni di violenza che anche nel capoluogo sono purtroppo diffusi. 

Anche la Dettori scossa dalla notizia dell’ennesimo barbaro femminicidio commenta:”C’è un evidente problema di appiattimento culturale, manca la sensiblità ai valori di solidarietà. Attorno a noi un egoismo e un individualismo sconcertanti. Non è possibile che nessuno abbia aiutato questa ragazza nonostante lei avesse chiesto aiuto per ben due volte.”

“Anche questo femminicidio – prosegue – è avvenuto poiché l’ex ha pensato bene che la vittima fosse di sua proprietà e una volta che lei ha deciso di porre fine al rapporto, di ucciderla. E’ ovvio che bisogna partire dall’educazione dei bambini in tenera età. Ma non solo, questo percorso deve essere avviato in tutta la carriera scolastica e universitaria. E’ necessario anche che i familiari siano pronti a riconoscere i campanelli d’allarme. Spesso infatti la donna minimizza, forse per paura  o per vergogna non denuncia, non parla. Per questo motivo è necessario fare una capillare informazione per riconoscere le violenza, non solo fisica, ma anche quella psicologica.”

“Le donne devono acquisire consapevolezza dei lori diritti e delle loro libertà. Bisogna – conclude- tenere alta l’attenzione su questo fenomeno con l’informazione, i centri antiviolenza, i numeri di supporto e le campagne informative.”


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