A Selargius l’emergenza rifiuti esplosa ieri ha mostrato ancora una volta quanto i cittadini siano le vere vittime di una situazione paradossale: pagano la Tari a prezzi elevati, rispettano con scrupolo le regole della raccolta differenziata e, nonostante ciò, si ritrovano con i sacchetti non ritirati sommersi da bustoni di plastica che non si sa quando potranno essere ritirati. Non solo: c’è anche la precisa richiesta di riportarseli dentro casa fino a nuove indicazioni.
Lo stop nei centri di stoccaggio della plastica, un problema che nasce a livello nazionale, ha bloccato il servizio in uno dei comuni più popolosi dell’area vasta di Cagliari. Centinaia di buste sono rimaste sul marciapiede, anche a Su Planu dove i bustoni davanti alle villette sono l’ennesimo segnale del degrado in cui è precipitato il quartiere completamente abbandonato dal sindaco Concu, che scarica le sue responsabilità sottolineando che si tratta di una emergenza nazionale che potrebbe presto coinvolgere e travolgere anche Olbia, Oristano e Nuoro.
All’origine c’è la distorsione del mercato internazionale: la Cina produce plastica vergine a costi che arrivano alla metà di quelli del resto del mondo, rendendo antieconomico l’utilizzo della materia riciclata. Dunque il materiale riciclato costa troppo, più della plastica nuova cinese. Il risultato è un rischio concreto di paralisi dell’intera filiera.
Intanto, però, a pagare le conseguenze sono sempre loro: i residenti, che fanno la loro parte e si ritrovano a convivere con cumuli di rifiuti in strada, in attesa che una soluzione arrivi davvero.










