Davide Bollea, così un 20enne cagliaritano ha sconfitto il “Golia” del bullismo: “Sono rinato grazie allo sport”

Gianfranco Carboni intervista Davide Bollea, un ragazzo cagliaritano vittima del bullismo che grazie allo sport ha ritrovato l’autostima per sconfiggere i bulli. Una bella storia di vita


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Buongiorno Davide Bollea, si può raccontare?

Salve, ho 20 anni, sono nato a Cagliari, sono un ragazzo come tanti altri. Mi ritengo una persona tranquilla e abbastanza diligente. Allo stesso tempo vivace, un po’ “pazza”, che non si tira indietro di fronte alle sfide, e a cui piace far venire un sorriso alle persone che gli stanno attorno.

Studi o hai una occupazione?

Si, io in questo momento studio all’università, alla facoltà di geologia, una facoltà molto bella e di nicchia, con purtroppo sempre meno affluenza ma che mi piace tanto.

Che istituto frequenti?

La sede della facoltà si trova nella cittadella universitaria di Monserrato.

Come passi le tue giornate?

Sono una persona abbastanza abitudinaria, e con molti impegni, quindi la maggior parte delle mie giornate le passo la mattina e sera, quando c’è nell’orario, all’università. Poi verso la sera tardi, nella parte migliore della giornata, in palestra dove vado 3 volte a settimana.

Importante e decisivo nella tua vita, chiaramente fra le tante cose?

Se devo scegliere qualcosa di importante e decisivo nella mia vita, che l’ha cambiata sotto vari aspetti è sicuramente lo sport che pratico e che amo tanto.

Da quando fai attività sportiva e che sport hai praticato?

Nella mia vita ho sempre, o meglio quasi sempre, praticato sport: ho cominciato quando andavo alle elementari a praticare basket, sport che ho praticato per 7 anni e mezzo, e d’estate praticavo nuoto in un camp estivo. Poi tutto è cambiato circa nella metà dell’anno scolastico della mia seconda superiore: a fine estate mi ero trasferito in un’altra squadra, lasciando dopo sette anni la squadra dove ho sempre militato. È stata dura, lo è stato ancora di più quando mi sono ritrovato da essere uno dei giocatori di punta della mia vecchia squadra, a non venire nemmeno considerato dal coach della nuova. Mi trovavo davvero male, e dopo cinque mesi orribili ho deciso di abbandonare tutto.

Come mai?

Parliamoci chiaro, non sono mai stato un ragazzo super in forma, ma lo sport mi aiutava a restare in linea; dopo aver smesso, e non praticando più niente, ho cominciato a prendere peso, ed essendo all’epoca un ragazzo molto introverso, vien facile capire che non è stato un bel periodo. Questo a gennaio 2015.

Da allora che è successo?

Dopo quasi un anno, a novembre, per il mio colperanno i miei genitori mi regalano un corso con un personal trainer, da qui cambiò tutto: il mio personal si chiama Patrizio Loi, entrai nel suo studio e lui mi propose oltre che seguirmi in sala pesi, di praticare un’altra disciplina.

Che disciplina?

Era una disciplina di lotta, e io, da amante degli sport da combattimento, un po’ titubante all’inizio, non ho saputo dire di no. Questa disciplina è il Krav Maga, ed è stato come scoprire un nuovo mondo, come rinascere una seconda volta. A giugno avevo perso 12 kg, divenni un assiduo frequentatore del corso di krav, cosa che mi spinse ad iscrivermi alla federazione. La mia vita era cambiata completamente, mi sentivo solare, felice, gli altri mi facevano i complimenti e riuscivo a rapportarmi con gli altri in una maniera del tutto nuova, mi sentivo bene. Da allora sono passati 5 anni e ancora pratico krav e pesistica. Questo è il riassunto della mia carriera sportiva ad ‘ora, non mi metto limiti sono determinato espero presto di raggiungere nuovi traguardi, la cintura nera è il primo e non mi manca molto.

Ti sei appassionato è chiaro ed è servito?

Non immagini quanto: all’inizio mi sentivo un po’ fuori luogo, stare in mezzo a tante persone nelle condizioni in cui ero non era di certo il massimo, ma non ho mollato. Andando avanti, da allenamento per perdere peso il krav maga divenne un mezzo per sfogarmi, una delle mie più grandi passioni. Cercai di non assentarmi da nessuna lezione, più andavo avanti più imparavo, più mi appassionavo più mi divertivo. La disciplina, insieme alle cure di una psicologa, è servita e non poco alla crescita di me stesso: più passavano i giorni, più mi sentivo bene, sicuro di me e sempre meno timido. Riuscivo a uscire dal “guscio” che mi ero creato dopo tanti atti di bullismo che mi hanno rovinato l’esistenza.

Bella storia, dunque un modo per …?

Era proprio la valvola di sfogo che mi serviva, per fortuna le persone che avevo attorno mi aiutarono tanto, io gli considero un po’ come la mia seconda grande famiglia. Li ero e sono libero, accettato e voluto bene.

Corre il tempo della estrema attenzione ai social e al web, lo sport è una buona terapia per i giovani come te?

Assolutamente sì, lo raccomando a chiunque, soprattutto ai ragazzi che sono introversi e timidi come lo ero io, a chi soffre di soprusi e bullismo, e a chi ha bisogno di un posto dove sentirsi un po’ in una seconda casa. È un ottimo modo per rapportarsi con le altre persone e con sé stessi, si è sempre più sicuri dei propri mezzi con i quali si possono affrontare meglio i problemi della vita.

Lo sport aiuta tantissimo, quali sono i componenti più importanti?

Rispetto, fiducia, consapevolezza. Questi penso che siano le componenti più importanti per praticare il mio sport. Rispetto di sé stessi e del tuo compagno, qualità fondamentale che serve sempre in questo sport, per i rapporti con le altre persone e con sé stessi, per riuscire a crescere tutti insieme in armonia. Fiducia in sé stessi e nei tuoi compagni, anch’essa importantissima, poiché aiuta a superare i propri limiti e a fidarti del tuo compagno nel momento del bisogno, cosa che aiuta a creare un legame forte. E infine consapevolezza dei propri mezzi, questo serve soprattutto a sapersi regolare, a non strafare e a sapere quando e il momento per fare certe cose e quando non lo è

Un’ultima domanda, chi ti ha dato modo di apprezzare questa tua avventura?

Patrizio mi ha dato una grande mano in questo: dall’essere titubante all’inizio è riuscito a farmi apprezzare questo percorso, anche con le sue difficoltà. Mi ha sostenuto nei momenti bui, mi ha incitato nei momenti in cui dovevo dare il massimo, senza di lui non sarei quello che sono oggi, ormai lo considero come uno zio. Non posso tralasciare la mia famiglia che mi dà sempre una grossa mano, anche se a volte si preoccupano.

Era la penultima la cosa più simpatica che ricordi, dimmi tu? Ritienila come negli esami: una domanda a piacere.

Un racconto che può aiutare a inquadrare il percorso che ho compiuto: per chiarirlo serve metterlo a paragone con un’esperienza vissuta tempo fa, quando ero in seconda superiore dopo un’esperienza di bullismo, avevo scoperto il colpevole di uno scherzo che mi avevano fatto. Una volta scoperto mi sono diretto verso di lui per “intimargli”, non con le migliori parole, di non farlo più, lui reagì strozzandomi con una mano e spingendomi all’indietro. Per fortuna i nostri compagni di classe ci separarono subito. Mentre subivo l’aggressione non sapevo cosa fare, mi sentivo spaesato, provavo paura che non ero abituato a provare, visto che prima di allora non le avevo mai “prese” da nessuno. Insomma, ero nel caos più completo.

Davide e Golia. Davide che vince su Golia quando è venuto fuori?

Quello fu uno dei motivi che mi spinse a superare le incertezze, ad iscrivermi in palestra e frequentare il corso del Maestro Patrizio. La primavera scorsa, durante la pausa pranzo all’università, io e i miei colleghi ci siamo ripromessi di chiarirci con un collega, con cui non avevamo buoni rapporti per via di “esperienze spiacevoli”. Ero preoccupato della stazza, più alta e imponente di me, mi sentivo forte dell’allenamento fatto negli ultimi anni, ho fatto da bodyguard ai miei compagni. Avevo un brutto presentimento su questa discussione, visti i comportamenti precedenti che aveva avuto ero un po’ preoccupato, ma non sentivo paura; soprattutto le persone facevano affidamento su di me, quindi non potevo provare assolutamente paura. Quando comincio la discussione, nella quale parlò una mia collega gentilmente ed educatamente, rispose con parolacce ed insulti verso di lei. Avevo fatto una promessa, mi sono messo dietro la mia collega ad osservare la discussione con attenzione ai dettagli. Guardavo i movimenti delle mani e delle spalle, postura del corpo, movimenti della testa e degli occhi di questa persona, proprio come se fosse una sessione di allenamento. Più la discussione andava avanti e più la situazione peggiorava, lui strappò dal gradino in cui era seduto dei pezzi di calcestruzzo che poteva facilmente tirare addosso ai miei compagni. A quel punto, a differenza dell’esperienza passata, non provavo paura e non ero disorientato anzi: provavo un’enorme determinazione come mai provato prima, ero super concentrato, una carica enorme data dalla responsabilità di proteggere la mia classe, per non parlare della rabbia che mi dava forza e che mi aiutava a focalizzarmi. Ero pronto a reagire, seguivo con lo sguardo i movimenti, nella testa mi passavano in mente tutto ciò che avrei potuto fare rispetto ad per ogni sua mossa. Per fortuna, la discussione terminò senza finire alle mani, con noi che ce ne andammo lasciandolo ai suoi deliri, anche se lo seguivo con lo sguardo, non si sa mai. Questo episodio mi ha fatto capire tante cose: quanto era cambiata la mia personalità, quanto era cambiato il rapporto che avevo con le persone e quanto potessi essere importante per gli altri. Ero cambiato e lo avevo fatto nel modo giusto, non finirò mai di ringraziare gli insegnamenti.

Grazie, ti confesso: ho frequentato lo Scano, ottimo istituto ed anche le palestre che tutt’ora frequento. Buon proseguo e complimenti.

Gianfranco


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