Daniele morto nello schianto sulla 195, il papà in lacrime: “Andava spesso in moto e aveva tanta voglia di realizzarsi, sono sconvolto”

L’aveva sentito l’ultima volta sei giorni fa, “era tranquillo e felice”. Massimo Serra, lavoratore alla Saras, è il padre del 34enne morto nel terribile incidente di Villa San Pietro: “Mio figlio era stato licenziato da poco ma non si era abbattuto, viveva da solo da dieci anni e si era anche fidanzato. Voglio sapere le cause dell’incidente, anche se so che non potrò più riabbracciarlo”


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Un colpo al cuore, un figlio che non c’è più in una tarda mattinata di ottobre dove la routine viene spazzata via dalla disperazione e dalle lacrime. Massimo Serra, lavoratore da pochi mesi alla Saras, è il padre di Daniele, il 34enne morto nel terribile schianto tra la sua Suzuki e un pick up della Mitsubishi guidato da un 64enne di Pula, Antonio Piddiu, al chilometro ventisei della “maledetta” Sulcitana, quella 195 denominata, sin dalla fine degli anni Novanta, la “strada della morte”. La dinamica esatta dev’esser ancora ricostruita dai carabinieri, Daniele Serra è finito incastrato sotto l’automobile, ed è morto quasi sul colpo. Era appassionato di moto, il 34enne, appena ne aveva l’occasione prendeva la Suzuki di papà Massimo per girare tra Sarroch, città dove ha vissuto sin dall’infanzia, e Villa San Pietro, dov’era andato a vivere da circa dieci anni. “Ho ancora bisogno di metabolizzare totalmente quanto è accaduto”, dice, con un filo di voce, singhiozzando, Massimo Serra: “Daniele era disoccupato, dopo un periodo di crisi era stato licenziato dalla raffineria. È una tragedia per me inspiegabile, mi sarei aspettato di tutto ma non una cosa del genere. Spesso prendeva la moto”, spiega il padre. “Non si era mai abbattuto, nella vita, aveva tanta voglia di rimettersi in gioco e di trovare un altro lavoro”. Un giovane di provincia come tanti altri, Daniele, alla fine dei conti.
“So che era fidanzato, era felice. Ci eravamo sentiti sei giorni fa”. Una classica telefonata tra un padre e un figlio ormai emancipato. “Voglio sapere le cause dell’incidente, capire perchè sia avvenuto, pretendo chiarezza”, prosegue l’uomo. Rassegnato, comunque, al fatto che “anche se dovesse essere appurata l’esatta dinamica, qualunque essa sia, il mio Daniele non c’è più”. Un dolore condiviso dalla moglie e dall’altro loro figlio. Una famiglia distrutta che non riesce a darsi pace. Oggi. Forse, nemmeno domani.


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