Due bande che si sono spartite, in modo quasi geometrico, la Sardegna: chi operava al nord e chi al sud, il collante era l’arrivo di cocaina, tanta cocaina, e di eroina dall’Italia e dall’Albania. I quindici arrestati per traffico di droga nelle province di Cagliari, Sassari e Nuoro, tra loro, non si chiamavano col vero nome. Utilizzavano degli appellativi e dei nomignoli di fantasia: Roberto Arzu, fratello di Sandro, era il “gobbo”, mentre Italo Arzu, altro fratello di Sandro, era “Achille”, Andrea Ferreli era il “pittore” e Leonardo Saba “l’autista”.
Un modo di operare che, nelle intenzioni delle due bande di criminali, doveva servire per sfuggire a possibili controlli da parte delle Forze dell’ordine. Ecco anche perchè, spesso, i componenti della banda cambiavano di frequente le schede sim, riuscendo a intestarle a persone fittizie. Discorso simile per quanto riguarda le automobili: la paura di essere scoperti li aveva portati a cambiare, spesso, le vetture utilizzate per gli spostamenti.








