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Da Farouk Kassam alla droga, la carriera criminale del bandito Mesina

di Jacopo Norfo
20 Giugno 2017
in sardegna, sassari

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C’era un sequestro di persona nei piani del più famoso bandito della Sardegna, Graziano Mesina, detti Grazianeddu. Lo stava organizzando a Sassari, pianificandolo in ogni dettaglio. Nel mirino dell’ex primula rossa del Supramonte era finito Gavino Satta, 52 anni, imprenditore di Uri con un posto nel consiglio di amministrazione della Coopservice, colosso da 17 mila dipendenti con sede a Reggio Emilia e base operativa alla periferia di Sassari, in via Caniga. Doveva essere un rapimento lampo.

Satta, responsabile dell’area Sardegna della Coopservice, una società che si occupa di servizi di vigilanza e azionista di minoranza della Torres calcio, doveva essere prelevato mentre andava al lavoro. Più che al denaro dell’imprenditore l’ex ergastolano mirava a quello della Coopservice. A sostenerlo sono i carabinieri che di Nuoro che hanno condotto le ultime indagini, partite nel 2008. I militari dell’Arma avevano infatti iniziato a seguire Graziano Mesina e i suoi collaboratori in quell’anno e nel corso dell’operazione dellos corso giugno. quando il bandito era finito in manette insieme ad altre 25 persone,  nella sua abitazione di Orgosolo era stata trovata una foto dell’imprenditore. ma non solo.

Perché soltanto quella fotografia avrebbe potuto non dire niente ai carabinieri, che si sono trovati di fronte ad un vero e proprio rebus da decifrare. Un rompicapo arrivato ad una soluzione quando è stata trovata la piantina del rione di Caniga in cui si trova la società di cui Satta è responsabile. Erano state evidenziate le vie d’accesso e di fuga, segnalate con colori diversi. E un’intercettazione ambientale, poi, ha confermato quello che i militari avevano giù intuito: il 12 aprile 2012, la microspia sistemata nella Porsche Cayenne di Mesina capta una conversazione in cui l’ex primula rossa confida al suo autista Giovanni Filindeu l’intenzione di prelevare i familiari di una persona di Sassari per costringerla ad andare in banca a ritirare il contenuto di una cassetta di sicurezza.

Ma le intercettazioni non hanno svelato soltanto questo agli investigatori: i carabinieri di Nuoro erano infatti riusciti a sventare un sequestro di persona che Grazianeddu Mesina aveva previsto ad Oristano. Nel mirino ci sarebbe stato un ricco imprenditore. Luigi Russo, proprietario di diversi negozi di abbigliamento nel centro. I carabinieri avevano registrato la conversazione di Mesina con Franco Piras, l’uomo che gli aveva fornito notizie sulla consistenza patrimoniale della vittima.

Mesina, bandito “esperto” in sequestri dagli scenari agghiaccianti,  è conosciuto per le sue ventidue evasioni dal carcere. Ebbe anche il ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam, preso di mira nel 1992, quando aveva soltanto sette anni: fu prelevato dalla villa dei suoi genitori a Porto Cervo e durante la prigionia subì la mutilazione del padiglione destro superiore.

Dopo aver scontato quarant’anni anni di carcere ed aver trascorso cinque anni da latitante e undici agli arresti domiciliari, era stato scarcerato il 25 novembre 2004: aveva infatti ottenuto la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

La lunga storia dei conti di Graziano Mesina con la giustizia comincia nel lontano 1956, quando l’ex primula rossa aveva quattordici anni appena e venne arrestato per porto abusivo d’armi ed oltraggio a pubblico ufficiale. Allora ottenne il perdono giudiziale. Da alcuni anni era tornato nella sua Orgosolo, dove era nato e aveva avviato l’attività di guida turistica, accompagnando centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue fughe rocambolesche e nascondigli preferiti.

Tags: banditofarouk kassamgrazianeddu mesinarapimentosequestro
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