Cugusi lascia il Pd e accusa Zedda: troppo potere, non è Supermario

Il suo discorso di dimissioni in Aula. “Aderisco al gruppo misto e da una inedita prospettiva del centrosinistra sosterrò a modo mio il sindaco”


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Il Pd perde pezzi in Consiglio comunale. Uno dei maggiori esponenti, Claudio Cugusi, si dimette dal partito principale del centrosinistra e aderisce al Gruppo misto. “Da tempo non mi sento  più nel Pd – ha spiegato in Aula –  Aderisco al gruppo misto e da una inedita prospettiva del centrosinistra sosterrò a modo mio il sindaco”.

“Che cosa sta capitando? – sottolinea Cugusi – Che, complice la crisi, la pazienza è finita prima del previsto. C’è che l’attesa di cambiamento ha snervato e il cambiamento non c’è stato sempre. O non è stato così evidente, così largo, così solare da poter essere apprezzato. In alcuni casi si notano gli sforzi, sia chiaro: credo che per il quartiere Sant’Elia questa amministrazione si stia impegnando utilmente, ad esempio.  

Cari colleghi della maggioranza, e mi rivolgo in particolare alle anime belle dell’autoproclamato cerchio magico: ma siete davvero sicuri che sul rapporto con i dirigenti, veri padroni del Comune di Cagliari, sulla vicenda dei chioschi del Poetto e del Pul, del Teatro lirico, sui contrasti con gli operatori storici della cultura a Cagliari fosse questa la linea da adottare? A proposito di Teatro lirico: spero non sia vera la voce secondo cui lunedì la signora Crivellenti ha firmato contratti di assunzione perché mi parrebbe un atto ardito.

E siete sicuri, uomini e donne del Collegio dei difensori della Fede, che fatta salva l’ordinarissima amministrazione sia giusto non agire per nulla sul patrimonio immobiliare del Comune, ormai dimenticato, sulla casa e sull’housing sociale nonostante pure su questo tema giunga il richiamo dei sindacati e dell’Associazione nazionale costruttori edili?

E siete anche sicuri che non siano anche le piccole ma visibili questioni irrisolte a minare il rapporto con i cagliaritani? Parlo della scarsa pulizia del centro storico, ad esempio. Di quella voragine che risponde al nome di casa di riposo di Terramaini. Della villa di Sauro donata per altri cinque anni a una colonia felina. Del pino pericolante in via Parraguez 6, segnalato da un anno agli uffici. Dei campi sportivi dell’asse mediano, nuovi di pacca e chiusi. E, davvero, non continuo sennò mi annoio da solo.  

Avendo dalla mia il gene dell’insubordinazione e intravedendo seri rischi, ho provato da subito a dire e a fare. A correggere la rotta, a navigare in direzione ostinata e contraria rispetto agli scogli scansando pure chi, ogni tanto e vanamente, mi lancia una cima tra i piedi sperando che mi spezzi gli incisivi.

Ho detto al sindaco: Massimo, bisogna andare oltre, oltre ogni chiacchiericcio del dopocena, e imparare a fidarsi. E oggi aggiungo: non vanno bene tutte quelle deleghe assessoriali in capo al primo cittadino. Perché nessuno, nemmeno Goku, Supermario o Gig robot d’acciaio, nessuno vale quattro assessori insieme.

Ogni sforzo di leale collaborazione è però inutile se persino le delibere approvate,  come quella per il pagamento agevolato delle infrazioni al codice della strada dal 2000 al 2004, non hanno mai trovato attuazione. E’ tutto inutile se gli ordini del giorno, come quello sull’housing sociale sperimentale, non trovano copertura finanziaria. Non state adesso a dirmi che per alloggiare i rom c’erano risorse pubbliche da spendere perché lo so ed era giusto: spiegate, però, ai cagliaritani senza casa o lontani da Cagliari perché per loro non c’è ancora un tetto a prezzo sociale a Cagliari. Questo è il punto.

A volte in questi anni ho pensato che tutto questo fosse in fondo solo un problema mio: insofferenza da ipersensibilità, ansia da prestazione per affermare la nostra superiorità rispetto alle debolezze di chi ci ha preceduti. Ma tanti amici del centrosinistra mi hanno confidato in questo tempo che anche loro vivono male questa stagione, con inquietudine e vero imbarazzo. Sono gli stessi, in gran parte del Partito democratico, che non trovano però il coraggio, la forza, l’unità necessaria a fare, oltre che a dire. E dunque finiscono per subire.

Per queste ragioni, non avvertendolo più come la mia casa, saluto con affetto chi resta e mi dimetto ora dal Partito democratico  e dal gruppo del Partito democratico. Aderisco al gruppo misto e da una inedita prospettiva del centrosinistra sosterrò a modo mio il sindaco. Grazie”.