Covid senza tregua in Sardegna, ma cala la pressione sulle terapie intensive

L’occupazione delle rianimazioni scende al 9%, due punti percentuali in meno dell’ultima rilevazione Agenas. E’ sempre alta, invece, l’occupazione dei reparti ospedalieri, 21%, molto peggio di un anno fa quando si fermavano al 12%. L’isola è l’unica regione in zona gialla e, mentre inizia la quinta, non ha ancora visto la fine della quarta ondata.


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Nell’estenuante altalena di contagi e ricoveri, la Sardegna resta l’unica regione d’Italia in zona gialla e deve fare i conti con una quarta ondata che non è mai finita mentre siamo già alle prese con l’inizio della quinta. I contagi non scendono, i reparti ospedalieri sono pieni, le terapie intensive oscillano di qualche punto percentuale vero l’alto o verso il basso ma galleggiano su percentuali sempre pericolosamente troppo vicine al limite. Oggi Agenas registra una percentuale di riempimento del 9%, due punti percentuali in meno rispetto all’ultima rilevazione. Un anno fa erano all’11%.

Stabile, invece, al 21%, l’occupazione dei letti nei reparti di area medica, che un anno fa era quasi dimezzata al 12%, a dimostrazione – secondo gli esperti –  della estrema contagiosità di Omicron e Omicron 2 che, se colpiscono persone fragili o non vaccinate, portano molto spesso al ricovero. . Un anno fa i dati parlavano di un’occupazione all’11% nelle terapie intensive e al 12% nei reparti ordinari, evidenza della contagiosità elevata dei nuovi contagi da Omicron e Omicron 2.

E’ vero che dal 31 marzo, con la fine dello stato d’emergenza saranno aboliti i colori delle regioni: ma è anche vero che la Sardegna, gialla o no, è ancora costretta a fare i conti con una situazione complicata che non accenna a migliorare. Basta guardare i numeri del resto d’Italia, con le intensive al 5% e i ricoveri al 14%. 


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