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La mia famiglia ha sempre posseduto animali, fin da quando eravamo bambine.
Siamo cresciute con la passione per i cani, le capre, le pecore, per qualsiasi
genere di animale che ricambi il proprio affetto con una semplice carezza.
Prendersi cura di un animale non è affatto semplice; richiede sacrifici, sveglie
presto all’alba prima di andare a lavoro, un ingente somma di denaro che non
sempre il proprietario può permettersi. Richiede pazienza, forza, tempo,
amore.
La sera del 27 febbraio, il mio Amico Cotone, un pastore maremmano, è
scomparso dal terreno di proprietà. L’abbiamo cercato per giorni nelle
campagne, senza alcun risultato. Ho pubblicato un post Facebook, che è stato
condiviso da tantissime persone che hanno contribuito alle ricerche.
Ieri sera la drammatica scoperta: il corpo del mio cane, riverso sul fiume,
coperto dalle sterpaglie, all’interno del mio stesso terreno, avvelenato. Non c’è
stato più niente da fare.
Gli occhi pieni di lacrime e il cuore vuoto di sentimenti.
Togliere la vita a un animale è un reato perseguibile dalla legge.
Togliere la vita a un animale lascia un dolore che non si può colmare. Insieme
alla sua vita se ne va un pezzo della nostra.
Scrivo questa lettera alla persona che ha deciso avvelenare il mio cane,
richiamando alla memoria, che avvenimenti di questo genere, in passato,
hanno portato a dinamiche di riscatto private che sono terminate in tragedie.
Tante famiglie hanno perso i propri cari in sanguinose vendette per
sconfinamento di pascoli, cani che abbaiavano troppo, furti di gregge…
Non è accettabile che nel 2021, l’essere umano che tanto vanta la propria
razionalità, non sia ancora in grado di interagire pacificamente, e si debba
ricorrere ad atti ignobili come questo.
Chi ha rispetto per la propria vita impari ad averla per quella degli altri.
Alessia Zuncheddu