Il legame fortissimo c’era, sia per ragioni di affari sia per ragioni, per così dire, di cuore. Il traffico di cocaina tra la Calabria e la Sardegna, stroncato dai carabinieri dei Ros, ha portato in cella sette persone (meglio, cinque, visto che una è finita ai domiciliari e un’altra era già in carcere da tempo). Polvere bianca che riuscita a entrare nell’Isola grazie a dei semplici viaggi in nave, sempre da porti diversi. In un caso, uno dei corrieri arrestati, Giuseppe De Luca, veniva col carico di droga insieme alla figlia, minorenne, “per cercare di non creare sospetti ai controlli, dando l’idea di essere un papà in vacanza”. È uno dei tanti particolari emersi durante la conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Cagliari, alla presenza del vicecomandante dei Ros Gianluca Valerio, il comandante dell’Anticrimine di Cagliari Giorgio Mazzoli e il numero uno del nucleo Anticrimine di Nuoro, Gabriele Tronca. Silvano Murgia, il 76enne di Uras finito in manette, è sposato con una delle sorelle di Antonio Strangio, uno dei punti di riferimento della cosca di San Luca. E tradizione ha voluto che Strangio e Ficara, ad ogni consegna della coca (in media un carico ogni 40 giorni) restassero qualche giorno a casa di Murgia, per non destare sospetti e non lasciare, soprattutto, tracce, come accede per esempio se si prenota in un albergo o un b&b. I carabinieri sono riusciti a sequestrare un carico di coca, su ogni panetto c’era la scritta “‘Ndr”, chiaro riferimento alla provenienza della droga.
“Il principale obbiettivo della nostra indagine era comprendere chi abbia in gestione delle linee di traffico di droga così importanti, capire se la ‘ndrangheta abbia un ruolo significativo. Tra la fine del 1019 e oggi abbiamo riscontrato dei flussi molto significativi”, spiega il vicecomandante nazionale dei Ros Gianluca Valerio. “Gli intermediari con le cosche sono personaggi noti alle cronache giudiziarie e investigative sarde (
qui tutti i nomi degli arrestati), oltre a due componenti qualificati della cosca di San Luca, stabilmente inseriti nei traffici di droga”. I corrieri utilizzavano auto sempre diverse, sempre noleggiate, e uno di loro non si è fatto scrupoli ad arrivare sino a Olbia con la figlia, minorenne, per non dare nell’occhio: “Le tecniche di copertura dei criminali hanno raggiunto dimensioni e dettagli sempre più variegati”. Il tenore di vita degli arrestati “era assolutamente compatibile con la loro professione di allevatori. Avevano una media disponibilità economica, sono in corso degli approfondimenti e, in questa fase, tutto diventa più semplice”, osserva Valerio. Insomma, nonostante un giro illegale d’affari decisamente alto, i sardi che collaboravano con i calabresi stavano continuando a condurre un’esistenza al di sopra di ogni sospetto. Ma le indagini, iniziate nel 2017, non gli hanno lasciato scampo.