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A dieci giorni dalla scomparsa di Claudia Piredda, morta a soli 27 anni di anoressia, i genitori hanno deciso di chiedere giustizia e di rivolgersi ai medici legali per ricostruire l’ultimo periodo della vita della ragazza e l’iter sanitario che ha portato alla sua tragica fine. “Non sappiamo le cause precise e di cosa è morta nostra figlia. La sua scomparsa non sarà inutile. Metteremo a disposizione delle associazioni e delle famiglie che stanno vivendo questo dramma la nostra esperienza. Nessuno deve dimenticare che una ragazza di soli 27 anni è deceduta per i tanti episodi di malasanità e per l’assenza di strutture specializzate in Sardegna che curano i disturbi dell’alimentazione. Nessuno è stato in grado di fornire la necessaria assistenza ad una patologia come l’anoressia e la bulimia richiedono aggravata dalla presenza del diabete. Qualcuno ha sbagliato e dovrà pagare per questo. Stiamo raccogliendo le cartelle cliniche e cercheremo di fare chiarezza su quanto è accaduto”.
Una vita spezzata troppo presto che si è interrotta in una fredda stanza di ospedale la mattina del 23 gennaio. Dopo la grande commozione e lo scalpore che ha provocato la notizia della morte di Claudia, pubblicata una settimana fa da Castedduonline, e il triste percorso affrontato dalla famiglia,questo pomeriggio i genitori della ragazza, Giancarlo Piredda e Paola Farci , hanno ricevuto nella loro abitazione, in forma privata, l’assessore regionale alla Sanità della Luigi Arru, per raccontare la loro terribile esperienza.”In questo triste momento – spiegano – abbiamo ancora dentro una grande rabbia e ci sentiamo comunque in colpa e responsabili per la morte di Claudia e per non essere stati in grado di salvarla. Le parole di conforto delle istituzioni politiche e la disponibilità dimostrata da Arru saranno sicuramente utili alle famiglie e ai casi simili al nostro”. La Regione ha deliberato lo scorso 29 Dicembre 2014, la creazione in Sardegna di due centri di assistenza,residenziale e semiresidenziale, a Cagliari e Sassari, per la cura dei disturbi del comportamento alimentare. “L’ultimo caso di Claudia, morta per anoressia – spiega Luigi Arru, assessore alla sanità della regione – testimonia l’urgenza di un intervento ormai non più rinviabile. Nei prossimi giorni chiamerò i commissari e cercheremo quanto prima di individuare le due strutture. E’ necessario dare una risposta politica e operativa immediata identificando prima le realtà operative esistenti in Sardegna e i centri che operano a Cagliari. Siamo chiamati a trovare le soluzioni necessarie per creare un team specializzato che affianchi e consenta alle famiglie dell’isola di avere la possibilità e gli strumenti utili per curare i propri figli senza dover stravolgere le proprie vite trasferendosi in altre città. Stiamo cercando di creare nell’isola una rete di supporto e i centri di riferimento”.
Le famiglie non saranno più mandate allo sbaraglio e non rischieranno di finire nelle mani sbagliate di chi spesso specula sulle disgrazie altrui. “Stiamo avviando – conclude l’assessore Arru – il processo di riqualificazione dei centri residenziali e semiresidenziali della salute mentale che porterà entro il 2015 all’accreditamento di strutture pubbliche e private secondo le tipologie di assistenza previste. Cercheremo di trovare un accordo di collaborazione con le strutture pubbliche presenti in Umbria, in particolare con Todi. In questo modo cercheremo di dare risposte e sostenere le famiglie che ogni giorno si trovano a dover affrontare questi problemi, garantendo una assistenza di qualità nella loro terra”.