C’è solo un motivo per il quale non ci sarà mai più un altro Gigi Riva: è stato una rovesciata al cuore di tutti noi. Gigi Riva ti ricorda i tuoi nonni, i tuoi genitori, tutto quel che ha tramandato oltre il calcio: l’orgoglio dell’Isola che batte i giganti, il sogno che oltrepassa la realtà, l’ambizione e il coraggio che quel traguardo che non avresti mai sperato, puoi arrivare a sfiorarlo, oppure davvero a raggiungerlo. E quell’icona di vita che nessuno potrà più raffigurare: l’ombra del personaggio che non vedi solo in tv, ma che ti passeggia a fianco nel marciapiede di via Paoli e ti saluta, sembra chiederti come stai. Già, come stai: il Paradiso è l’unico luogo magico adatto al capocannoniere di tutti i tempi della Nazionale e del Cagliari. Pensate che il secondo goleador, Gigi Piras, ha realizzato la metà dei suoi gol e che lui si ruppe due volte la gamba, sacrificandola alla maglia rossoblù e a quella azzurra. Non esiste un calciatore nella storia italiana che abbia segnato tanto, peraltro giocando così pochi anni. In Nazionale, 35 reti in 42 partite, record ancora imbattuto. Ma Gigi Riva era tanto oltre questo miracolo. Era una persona bella. Pulita. Più grande di noi.
Lo vedi ancora lì, a sorseggiare un caffè al vecchio bar Bocciolo, non puoi pensare che sia andato via così all’improvviso. Gigi Riva è, non era. Scoppi in un pianto ovunque tu sia: alla radio in diretta, dietro il bancone di un ristorante. Non è vero che è morto, è qui con noi. Paradossalmente ci accompagna nel mito e non basterà dedicargli lo stadio e una piazza. Gigi Riva è il bello che esiste in ognuno di noi: le battaglie che si possono vincere, la Sardegna da amare alla follia, i difetti con i quali possiamo convivere. Sei nato che non l’hai mai visto giocare, ma è come se lo avessi vissuto negli occhi di un parente, di un qualunque sardo che non abbia mai visto una sola partita di calcio. Lo hai incontrato centinaia di volte, per strada. Ricordo una volta che mi telefonò: “Jacopo, perchè hai scritto che noi siamo gli eroi dello scudetto del Cagliari? Non siamo eroi, siamo solo persone normali che giocavano a calcio”. Lui però era un alieno del calcio: oggi con le regole attuali potrebbe segnare 90 reti a campionato. Non solo segnava, era la qualità esatta del gol. Non c’era una palla che fosse impossibile. Un personaggio mitologico, che i giovanissimi sardi leggeranno nei libri di storia, ammesso che ci lascino almeno quelli. E’ un rombo nel silenzio, il tiro mancino che non ti aspetti: se ne è andato in poche ore, anche stavolta in punta di piedi, quasi non volesse farci del male. Il mito dei bambini diventati grandi, la luce intera di una città, l’esatta certezza di una speranza. Gigi Riva ci ha insegnato ad essere sardi senza le nostre paure, le invidie, le chiusure, lui che era più chiuso di tutti ha vinto nel nostro nome, col nostro cuore al di là della maglia. Non ci ha mai tradito: pensateci, è stato l’unico.
Un selfie nel suo ristorante di sempre. Una foto che non negava mai a nessuno, pur avendo dentro il demone della depressione. Gigi Riva i sogni li ha creati nell’anima della gente sarda ma dentro se stesso conviveva con gli incubi. Era solo pur non essendo mai solo, lo sguardo struggente quanto una strofa di Gaber o De Andrè. Era triste, nonostante i suoi successi, ma incredibilmente romantico. Gigi Riva bomber Rombo di tuono ma anche presidente di un Cagliari disperato alla fine degli anni Settanta, Gigi Riva che implora Ranieri di tornare al Cagliari e gli telefona a pochi minuti dall’impresa di Bari. Non può essere che non ci sei più, perchè non ci sarà mai un altro come te: con quell’aria ombrosa e gli occhiali scuri, quello sguardo micidiale quanto il sinistro che bruciava le reti. Gigirrriva che ha sempre rifiutato ogni candidatura a presidente della Regione offerta da qualsiasi partito, non ultimo Berlusconi. Gigirrrrriva che disse due volte no alla Juventus e ai miliardi di Boniperti, per restare in Sardegna, per cullare un capolavoro.
Che ha reso orgogliosi tutti, dalle casalinghe innamorate ai più giovani delle periferie che per vedere le sue gesta, si arrampicavano sugli alberi pericolanti dell’Amsicora, l’arena della leggenda rossoblù. Il Sant’Elia e quell’incredibile tre a zero al Sant’Etienne in Coppa dei Campioni. Tutti quei ragazzini che hanno giocato a pallone grazie a lui nella sua scuola calcio, compreso quel Barella che oggi è il migliore in Nazionale. Nessuno però, nemmeno Gianfranco Zola e Claudio Ranieri, potranno davvero prendergli il testimone. Gigi Riva è stato lo specchio delle nostre vite, nella gioia e nella sofferenza. Gigi Riva è la rosa che non appassirà mai. E’ tutto quello che può succedere. Gigi Riva tornerà, perchè le nostre lacrime oggi sono d’oro. Gigi Riva è la storia dell’uomo che visse una, due, tre volte. Per questo non morirà mai.









