Ha creato sgomento e rabbia la vicenda di Emanuele De Maria, il detenuto in permesso lavoro che ha accoltellato un collega dell’Hotel milanese Berna e poi ha ucciso la collega barista Arachchilage Dona Chamila Wijesuriy, con cui probabilmente aveva una relazione che la donna voleva chiudere. L’uomo si è poi lanciato dalle terrazze del Duomo di Milano. In molti in queste ore si sono chiesti come mai il 35enne, reo di aver ucciso una giovane prostituta tunisina di 23 anni, avesse potuto ottenere quel lavoro.
“La decisione è stata emessa in ragione di un percorso carcerario che si è mantenuto sempre positivo anche durante i due anni di lavoro presso l’albergo Berna, senza che nulla potesse lasciare presagire l’imprevedibile e drammatico esito”, sostengono in una nota il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei, e la presidente facente funzione del Tribunale di Sorveglianza, Anna Maria Oddone.
“La mia preoccupazione, che condivido con tutti, giustizia italiana compresa, è questa: fate più attenzione quando date la libertà a chi ha commesso un omicidio volontario”, ha detto il marito di Chamila.
Su questa drammatica storia è intervenuto anche il Sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Capisco lo sgomento dei milanesi – ha detto Giuseppe Sala – perché indubbiamente è una cosa che è difficile da spiegare ai cittadini di come, dopo un omicidio, la condanna sia di 14 anni e dopo non molti anni il condannato possa uscire. Queste però sono le leggi”.