È stato aggiornato a maggio il processo che vede imputato un carabiniere di cinquantasei anni di un paese del Medio Campidano, accusato di aver picchiato e insultato la compagna, una 45enne, anche davanti al figlioletto. Oggi, davanti alla corte presieduta dal giudice Giovanni Massidda, erano presenti sia l’accusato sia la vittima. Tutto riaggiornato al prossimo 12 e diciannove maggio, quando saranno ascoltati sia la donna sia i testimoni della difesa. Stando a quanto si apprende si tratta di tre persone, tra loro c’è anche un altro esponente delle Forze dell’ordine. L’avvocato del carabiniere, Giovanni Casti, che difende l’uomo insieme alla collega Moralvia Montis, conferma che “il nostro cliente nega ogni addebito e davanti al giudice la questione verrà completamente acclarata”: Il 56enne avrà modo di esporre le sue versioni, come da prassi, successivamente. La 45enne è invece tutelata dall’avvocatessa Roberta Putzu, anche lei presente oggi in aula.
LA VICENDA – Stando all’accusa, già oggetto di un articolo di Casteddu Online (QUI la notizia) per mesi la 45enne avrebbe vissuto una convivenza con l’uomo fatta di violenze e terrore. Stando alle indagini già svolte e che hanno portato i giudici a scegliere il giudizio immediato, ci sono stati insulti a non finire e botte, come si può leggere nella richiesta al gip, firmata dal pm Daniele Caria: “Reiterate condotte vessatorie ed aggressive, ingiurie, percosse con cadenza quasi giornaliera”, cioè “schiaffi, pugni e calci al petto”. E una vita totalmente stravolta anche a livello sociale e lavorativo: il carabiniere aveva distrutto il telefono della compagna, obbligandola a cancellarsi dai social network, a licenziarsi e impedendole di frequentare amici e parenti. I fatti sono avvenuti in due diversi paesi del Medio Campidano (vista la gravità del caso e la presenza di un minore non forniamo ulteriori dettagli) tra l’inizio della primavera e settembre 2022. A salvare la donna è stata una sua amica: è lei ad aver notato che c’era qualcosa che non andava e ad avvisare le forze dell’ordine. In preda alla disperazione, la vittima di maltrattamenti avrebbe spedito dei vocal all’amica e lei, avendo sentito la sua voce continuamente rotta dal pianto, ha deciso di non restare indifferente. Da lì sono partite le indagini: la quarantaseienne è stata convocata una prima volta in questura ma avrebbe negato tutto per paura e perchè viveva ancora insieme al cinquantaseienne. A fine settembre, però, è crollata e ha raccontato tutto. Il 13 ottobre, al culmine dell’ennesimo litigio, è scappata dalla casa ed è tornata dai suoi genitori. Il figlioletto, già da qualche settimana prima, si trovava da altri parenti. La questura ha fatto scattare la procedura del codice rosso. La 46enne è stata riconosciuta vittima di violenza e, da quel momento, ha ricevuto tutto il sostegno del caso dagli esperti di un centro antiviolenza sardo. Tra quattro mesi nuovo round in tribunale.