Le regole parlano chiaro: distanze interpersonali da rispettare e soprattutto, tra i consigli-regole di Inail e Iss, no ai buffet. Di conseguenza, anche il “rito” degli aperitivi subirà una grande modifica. Birra, prosecco e piattino di stuzzichini da gustare tra parenti e amici? Vietato, nella fase due del Coronavirus e chissà sino a quando. Danilo Argiolas, da 27 anni alla guida di un famosissimo locale nel rione cagliaritano di Castello, deve ancora leggere nel dettaglio tutte le carte, ma ammette che “sì, ci sarà l’addio al rito dell’aperitivo, d’altronde le norme dicono che bisogna evitare gli assembramenti”. Agirolas, quarantasette anni, si dice preoccupato, però, soprattutto “per i camerieri che dovranno utilizzare le mascherine: sono equiparabili a degli atleti”, per via dei tanti chilometri che fanno per servire ai tavoli, “potrebbero avere scompensi fisici o respiratori dopo un turno di quattro o cinque ore, e pure i cuochi. Per quanto riguarda il mio locale, perderò il cinquanta per cento dei tavoli ma il Comune dovrebbe ampliare il suolo pubblico, spero che lo faccia, sarebbe un buon segnale di vicinanza a noi imprenditori”.
Altro problema, i tavoli: “Bisognerà capire quante persone potranno sedersi attorno a ogni tavolino, le distanze andranno misurate bene. Serve anche capire se, per sanificare il locale, possa bastare nebulizzare una soluzione idroalcolica anche mentre ci sono i clienti”. Spettro licenziamenti? No: “Prima della crisi del Coronavirus lavoravamo in venticinque, ora in quindici. Sto facendo di tutto per evitare di dover mandare qualche dipendente a casa”.











