Dopo un attento restauro che lo ha visto per diverso tempo avvolto da impalcature torna all’antico splendore la facciata del “Palazzo Costamarras”, almeno quella del lato che si affaccia sul Largo Carlo Felice, dove “riaffiorano” le dieci opere in ceramica dell’artista sassarese Giuseppe Silecchia; a questo punto occorre solo attendere la fine dei lavori sul lato di via Dettori dove manca poco alla conclusione. Ripercorriamo la storia di questo importante Palazzo ubicato nel rione Marina, proprio sulla linea di confine con il quartiere di Stampace, appena prima dell’immaginaria linea delle antiche fortificazioni che scendevano dalla roccia di Castello per arrivare sul fronte del mare, rinforzandosi con il rivellino. Il Palazzo ebbe una storia piuttosto travagliata, perché le sue linee moderne, quasi innovative, ricevettero da un lato una notevole spinta propulsiva dettata dalla voglia di ripartire dopo le terribili devastazioni inflitte dalla seconda guerra mondiale, ma da altro lato aspre critiche per la sua modernità, espressa senza mezzi termini dai cultori dell’integrità architettonica dell’antico quartiere della Marina (la Pola).
Col passare del tempo l’edificio venne “adottato” nell’immaginario collettivo della gente come il Palazzo dell’alta moda, per la presenza sui vari livelli dello stabile, di prestigiosi brand, messi insieme dal noto marchio cagliaritano di negozi che ha vestito generazioni di persone. Probabilmente il palazzo trovò spazio fisico in uno tra i tanti svuotamenti causati dalle bombe, quello compreso tra via Baylle, via Dettori, ed il Largo Carlo Felice; l’idea progettuale fu di Ubaldo Badas, un “quasi architetto”, geniale, che ha segnato l’architettura cagliaritana del dopoguerra, in positivo oseremmo dire, considerando tra le varie opere anche l’ingresso dei Giardini Pubblici, e la passeggiata di Terrapieno; tuttavia il “Palazzo Costamarras” suscitò non poche polemiche per le sue ardite linee moderne che fanno a pugni con il contesto architettonico adiacente, ma Cagliari è anche questo, lo sappiamo. Dagli albori della costruzione, datata 1956, commissionata dalla Premiata Ditta “Costa Marras”, gli ambienti dislocati sui piani della palazzina hanno visto passare generazioni di persone, tutte intente a misurare l’abito dell’occasione sotto lo sguardo professionale dei maestri della sartoria, che hanno, con onestà ed un pizzico di crudo cinismo, correttamente orientato il vestire nei momenti importati della vita di tanti cagliaritani, e non solo di quelli. Poi è arrivato il tempo del’inevitabile restauro, perché il tempo, purtroppo non è stato galantuomo, ma implacabile, lasciando segni che prima o poi andavano risistemati, quindi occorreva mettere mano alle carte per districarsi nei meandri acquitrinosi della burocrazia, ed ovviamente ai soldi, tanti, che la nuova proprietà, è riuscita comunque a sopperire, per l’amore verso il patrimonio storico della città, che ha voluto in tutto i modi preservare, ripristinando le linee verticali che facevano da cornice alle dieci figure incastonate tra le belle tessere in maiolica bordeaux, forse tutto non è stato ripristinato esattamente come prima, ma il quasi tutto sì, e questo è assolutamente positivo, per riportare alla luce un pezzo di storia cittadina.













