I negozi storici chiudono, o resistono con sempre più difficoltà a far quadrare i conti, e nelle vie centrali dello shopping a Cagliari continuano ad arrivare le insegne di società e catene italiane e straniere. Nomi noti, realtà che possono permettersi anche grossi investimenti pubblicitari e che, in parallelo, hanno “cancellato” la figura del titolare del negozio. Gli ordini, le direttive su come addobbare le vetrine e, addirittura, su quali piante esporre arrivano dalle sedi centrali. Solo affitti, niente passaggi di proprietà: se gli affari non dovessero andare bene, infatti, la grande fuga è dietro l’angolo. E, poi, è già pronta ad arrivare la nuova multinazionale di turno. In via Manno reggono appena una decina di negozi standard: tre gioiellerie e qualche negozio di abbigliamento. Poi, locali food e in franchising a parte, è tutto un fiorire di marchi di grido: ce n’è uno che ha aperto ben 250 punti in tutta Italia e che vende solo cover di cellulari, ce ne sono almeno quattro che vendono abbigliamento per uomo e donna, poi gioielli, profumi e scarpe: “Stiamo diventando un popolo di commessi”, ammette, sconsolato, Stefano Rolla, presidente dell’associazione dei commercianti Strada Facendo, “non vorrei che capitasse, come qualcun altro aveva già detto in passato, che in Sardegna le opportunità non mancano e che possiamo fare questo lavoro o i camerieri. È sparita la figura del titolare. Ben vengano le aziende se aiutano a sollevare le serrande, ma non c’è più l’imprenditoria locale e, intanto, manca l’originalità”.
“A Cagliari servono imprenditori locali, dai nostri calcoli siamo rimasti appena una decina. Tutti gli altri sono negozi direttamente aperti dalle aziende, con commessi all’interno che hanno direttive molto strette. La vetrina deve restare in un certo modo, non la possono impostare come vogliono”. E gli affari, visto il periodo, non vanno bene per nessuno, vista la crisi. “Ma per i grandi marchi basta avere la visibilità delle insegne, anche se tanti stanno ridimensionando questo gioco, chiudono il negozio fisico e mantengono solo quello online”. Con tanti saluti al benessere economico del territorio: “Cambiano solo le insegne. In questo gioco chi ci guadagna sono le multinazionali che hanno maggiore forza, chi ci perde sono gli imprenditori locali e la nostra regione. I soldi che vengono incassati con le vendite, infatti, non restano in Sardegna”.










