I trapiantati sardi sono sul piede di guerra. Per la prima volta hanno protestato davanti all’ospedale Brotzu dove c’è la loro “casa” principale. I trapianti, ormai da anni, vengono eseguiti nel più grosso ospedale sardo. Ma i problemi, negli ultimi tempi, sono numerosi. Visite ritardate, liste dei trapianti da eseguire sempre più corte e poco personale. A lanciare l’allarme, inseme ai colleghi delle altre onlus, è Pino Argiolas, presidente della onlus Prometeo: “Abbiamo avuto conferma che, purtroppo, il 30% dei dializzati sta attendendo di fare il trapianto, è un numero alto e preoccupante. Dal Brotzu esultano perché hanno eseguito sessanta trapianti nell’ultimo anno contro i 58 di due anni fa. Ma siamo sotto di quaranta interventi se guardiamo al centinaio di trapianti del 2016 e 2017”, attacca Argiolas. “Troppi organi se ne vanno in altri ospedali italiani e i malati in attesa sono stufi di dover fare i viaggi della speranza per potersi curare. Ringraziamo tutto il personale medico per lo sforzo che fa ogni giorno, ma c’è poco personale. Molto sono andati a lavorare al Mater Olbia”.
Argiolas chiama in causa i vertici del Brotzu e della sanità regionale, in primis l’assessore Carlo Doria: “Abbiamo chiesto un incontro, nessuno ci ha risposto. A noi non interessa l’intramoenia, non vogliamo le visite a pagamento, quelle sono per chi può permettersele. Noi vogliamo che ritorni la buona sanità pubblica, quella garantita dalla Repubblica e che è davvero per tutti i cittadini”.
IL BROTZU – Dai vertici dell’azienda avevano già chiarito la situazione dei trapianti qualche giorno fa: sono 60 quelli eseguiti in totale, dei quali 26 di rene, 26 di fegato, 6 di cuore e 2 combinati fegato – rene. Numeri che fanno ben sperare per il futuro e che, se paragonati ai 56 dello scorso anno, mostrano un passo in avanti.








