La parola “speculazione” non la vogliono nemmeno sentire in lontananza: “Macchè, siamo a un passo dal fallimento”. I panettieri di Cagliari alzano subito gli scudi e snocciolano i numeri, drammatici, delle spese che devono sostenere. In città il pane è diventato caro come l’oro: prezzo medio al chilo di sei euro, ma si arriva tranquillamente a otto se si sceglie il pane, più sano, con i cereali. La crisi è arrivata anche dentro i panifici, in parallelo alle bollette della luce da infarto e ai prezzi della farina, quasi raddoppiati. Sfilatini, manine, pane all’olio, integrale, insemolati e infarinati: chi vuole mettere il pane sulla tavola deve svuotare il portafoglio, e chi lo vende non nasconde certo i rialzi. Massimiliano Mura ha 49 anni e da decenni vende pane in via San Benedetto: “Rispetto a due mesi fa l’aumento è tra l’euro e i due euro al chilo, non posso fare altrimenti e mi dispiace che ci siano clienti che non vengono più a comprare perchè non capiscono che non ho alternativa. Se continua così dovrò chiudere”, ammette. “L’ultima bolletta della luce è stata di cinquemila euro, la penultima era di appena 1500. Se vendessi il pane agli stessi prezzi di prima dell’estate non reggerei il colpo. Da me possono acquistare quello ai cinque cereali a otto euro al chilo, altri tipi di rosette a sei. Prezzi più bassi non posso farne, l’alternativa è andare a casa. Non ho licenziato nessuno perchè siamo a conduzione familiare”.
Andrea Porcu, invece, gestisce a Elmas un locale che vende pizzette al taglio e panade e ha un box al mercato di Pirri: “Dieci chili di farina li pago quasi tredici euro, qualche mese fa erano solo nove. I pelati in barattolo sono aumentati di un euro e cinquanta, la bolletta elettrica è stata di ottocento euro, prima me la cavavo con 350. Spero sia chiaro che dovrò aumentare i prezzi, ritoccando tutti i listini. Una pizza al taglio margherita passerà da 1,90 a 2,10 o 2,20 euro, aumenterò di almeno trenta centesimi anche le panade con l’anguilla”, afferma Porcu. “Non posso certo permettermi di andare in perdita, devo raggiungere e mantenere almeno il pareggio tra spese e incassi”. Insomma, galleggiare: ed è già tanto, in un periodo nel quale il capoluogo sardo è secondo, dietro Milano, per l’aumento dei prezzi in tutti i settori.










