“Caro Cristiano, la tua morte, consumata nella solitudine e nell’indifferenza, coma parte della tua vita, mi rattrista e mi pare ci renda in parte responsabili. Solo ora, che hai definitivamente chiuso gli occhi, riesco a dare un nome al tuo volto così familiare. Spero tu possa perdonarci per la nostra indifferenza e che tu possa riposare in pace”. Firmato: “Cinzia, una tra tanti”. È la lettera, scritta a mano e protetta da una cartelletta di plastica, lasciata appesa ad una delle piante di aloe attorno alle quali è stato trovato, ieri, il cadavere del clochard Cristiano Picciau, 50 anni, molto noto ai tantissimi automobilisti che, ogni giorno, percorrono via dei Giudicati e l’incrocio con via Bacaredda. Lui era lì, a chiedere qualche moneta, pronto a spostarsi da un semaforo all’altro per intercettare più persone possibile.
Nel punto dove è stato trovato, la collinetta di via Liguria tra il Serd e la zona del parco di Monte Claro, in un terreno ammorbato da flaconcini di metadone vuoti e pezzi di siringhe, qualcuno ha voluto anche mettere dei fiori freschi. Un segno, più segni di civiltà e di dolore per la scomparsa di un uomo che ha dovuto affrontare, nella sua non tanto lunga esistenza, tante difficoltà.











