Il carrello tricolore è sbiadito, dal 31 dicembre scorso sono passati tre mesi e mezzo e i prezzi sono ormai solo “bloccati” nella memoria dei cittadini. I market avevano già fatto fatica a proporre molti prodotti sottocosto, e il flop era nell’aria. Ora si è direttamente passati ai rialzi, con offerte sempre meno pensate per le famiglie o per garantire scorte. Nei supermercati di Cagliari, che non fanno eccezione, si trovano drink, zuccherati o proteici, meno cari del 15%. In parallelo, però, trovare il latte a meno di 1,70 euro al lito è un’impresa, a meno che non si decida di acquistare uno o più cartoni con la data di scadenza vicinissima. Costa il doppio di una lattina da mezzo litro di birra, un litro di latte: la differenza è che il secondo è un alimento importante e addirittura fondamentale per varie fasce di popolazione, a partire dai bambini appena svezzati. Cresce a livelli osceni il prezzo della verdura: peperoni a 3 euro al chilo, le carote si fanno desiderare a un euro e mezzo la busta, diventano “lussosi” anche i funghi e i cetrioli. E anche una carne considerata sempre abbordabile come il maiale, ormai si fatica a trovare a meno di sei euro al chilo: dalla salsiccia alle costolette, dal semplice macinato alle polpette già pronte. Il manzo, oltre quota dieci euro, non fa testo, è diventata carne per ricchi. I prezzi sono lì, esposti, dai market rionali ai supermercati dei grossi marchi che possono contare anche oltre dieci punti vendita in città. Una famiglia composta da due persone, ogni mese, deve arrivare a mettere in conto una spesa non inferiore ai 500 euro per avere il carrello sempre pieno e mangiare cibi di qualità.
E sono sempre di più le scatolette leggere: gli 80 grammi del tonno sono diventati settanta o addirittura sessanta. In alcuni casi c’è la precisazione: “Meno olio” ma, quindi, a prescindere, meno prodotto da poter consumare. E i prezzi non sono certo diminuiti nemmeno tra le conserve, metallo o cartone fa poca differenza.











