Cagliari, dopo 50 anni chiude la storica orologeria Selis: “Uccisi lentamente dai centri commerciali”

Una vita trascorsa tra orologi e occhiali da vendere o riparare. Salvatore Selis, lavoratore sin dall’età di tredici anni decide, col figlio Giovanni e la moglie Teresa, di chiudere lo storico negozio in via Cocco Ortu: “Ho 87 anni e la grande distribuzione ha ‘divorato’ anche noi. Tra i clienti più famosi abbiamo avuto Walter Chiari, Gigi Riva e Mario Brugnera”


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Dici “orologi” a Cagliari e, se hai più di quarant’anni, tra i “maestri” della riparazione uno dei nomi che saltano subito in mente è il suo: Salvatore Selis. Una vita trascorsa tra lancette e coroncine, ma anche tra lenti e montature. Un orologiaio e ottico famosissimo e un instancabile lavoratore: ha tredici anni quando stringe tra le mani i primi cinturini e quadranti, in quel di Carbonia. Poi, il “viaggio” a Cagliari. Nel capoluogo sardo, dal 1970 al 1992 gestisce, insieme alla sorella al nipote, un negozio specializzato in via Dante, prima di approdare nella sua ultima “casa lavorativa”, in via Cocco Ortu, nel cuore di quel rione di San Benedetto ormai azzoppato dalla crisi. La decisione definitiva di chiudere arriva due mesi fa: in pensione già da anni, continuava a “frequentare” quei metri quadri che, per lui, hanno significato la sicurezza di poter portare il pane a casa. Ma negli ultimi tempi quello che sembra essere solo un “fantasma” si trasforma in un “mostro”: la crisi arriva anche lì, gli affari calano pian piano e arriva il de profundis. “E pensare che tra i miei clienti più famosi ho avuto Walter Chiari, Gigi Riva e Mario Brugnera”, dice, contattato da Casteddu Online, Selis. Insieme a lui, sempre al suo fianco, la moglie, Teresa Patta, di quattro anni più giovane. La perdita di una figlia a causa di un maledetto tumore segna, in negativo, la vita della coppia. Il figlio Giovanni ha cercato di portare avanti l’attività, ma poi si è buttato su tutt’altro.

 

“Certo, la crisi generale è ancora bella potente, ma anche la grande distribuzione non scherza. L’apertura dei centri commerciali ha contribuito al lento declino dell’azienda”, spiega il cinquantottenne. L’insegna non è stata ancora tolta e, appiccicato sulla serranda, campeggia un foglio con la scritta “vendesi”. Già, perchè la fiammella legata alla speranza che qualcuno possa acquistare l’attività c’è ancora: “Chiunque voglia rilevarla è il benvenuto, che sia ottico, orologiaio, esperto di preziosi o fotografo. Il nostro negozio ha contribuito a fare la storia del commercio, a Cagliari”. Chissà: nel frattempo, ecco un’altra serranda che, dopo decenni, si abbassa. Forse, per sempre. Forse.