Archeologia industriale a Cagliari? Vai a a farti friggere! Così scrivevamo il 26 gennaio di un anno fa nel reportage fotografico sulla torre dell’ex cementeria di vi Is Maglias: più che una fabbrica di cemento (contrariamente a quanto pensano in tanti), quella della calce idrata. Una “calcara” quindi, dotata di fornaci e di impianti estrattivi. E di fatto pericolante, da decenni, ma “che non avrebbe alcun pregio storico. E non sarebbe neppure un elemento di archeologia industriale”.
Un anno fa, nel silenzio generale, ipotizzammo e pubblicammo: “tra non molto rimarrà poco o nulla dell’epopea industriale della Cagliari del dopoguerra se la vecchia fabbrica della calce rimarrà abbandonata” e “continuerà a perdere pezzi”.
Più che parole profetiche, evidentemente, logica e buonsenso. Infatti oggi le gru, alte decine di metri, sono entrate in azione per davvero. Lavorano attorno a quel che resta della torre dell’ex fabbrica della calce. Si tratta, per meglio capire, del grande edificio metallico che domina via Is Maglias. Un edificio arrugginito, che continua a cadere pezzi. Causa l’incuria a del tempo e l’usura. Fu la società Coimpresa, impegnata nei lavori a Tuvixeddu, a presentare tanto tempo fa una istanza di demolizione della torre, considerate le condizioni precarie della stessa e data la sua evidente pericolosità.
Ed ora il dubbio: gli operai che lavorano a 40 metri d’altezza la dovranno smontare pezzo dopo pezzo e magari rimontare altrove?
Oppure, lo storico edificio del primo Novecento realizzato con ferro, cemento armato e mattoni refrattari, sparirà per sempre?
Nel frattempo due grandi gru con la scritta “Rubino” lavorano a ritmo serrato. Male bocche degli operai sono come cucite: non si rilasciano dichiarazioni.
Poi la rivelazione, per voce della società Coimpresa: “si è reso necessario demolire la torre, smontandola, perché deteriorata. Non si tratta però – afferma Giuseppe Cualbu – di un edificio vincolato, o di archeologia industriale. Ne esistono ancora in produzione e attività di torri analoghe. Quella di Tuvixeddu – prosegue Cualbu – era oramai fatiscente ma soprattutto pericolosa. Abbiamo valutato anche di salvarla scrivendo a chi di competenza ma niente da fare”. Da qui la demolizione. Che prevede diverse fasi di smontaggio delle strutture metalliche. Verranno smembrate, pezzo dopo pezzo, poi sarà la volta dei diversi milioni di mattoni refrattari da portare via. Consentivano la realizzazione della candida polvere di calcare. La calce. Ottenuta frantumando le rocce di Tuvixeddu, aprendo le cave, ferendo lacollina che ospita la necropoli punica.
Per approfondire la storia della cementeria di Cagliari e vedere le immagini esclusive:
http://www.sardegnasotterranea.org/fascino-e-storia-dellex-cementeria-di-cagliari











